Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Il film più facile e più difficile. Da un lato la facilità di dover solo montare e riordinare il materiale girato da un altro. Dall'altro lato la difficoltà di raccontare una storia senza poterla manipolare e condividere completamente, lasciando la scena all'uomo che volle farsi orso. Grizzly man è infatti regista e attore delle sue riprese, da un valore concreto alla parola confessionale applicata alla telecamera davanti alla quale parla degli orsi delle volpi ma soprattutto di sè stesso, di come in fondo quei bestioni gli hanno salvato la vita dandole un senso una missione. Il suo approccio con la natura è puro, non ci guadagna niente, forse un pò di popolarità tra gli uomini di cui però non sa che farsene. Il suo approccio con la natura è incantato, egli ama gli orsi prima di conoscerli , in fondo crede di essere diventato uno di loro, di essere compreso da loro tanto da assegnare ad ognuno un nome. Qui le convinzioni del Grizzly man e del Tedesco divergono, il secondo sa che la natura degli animali è puro istinto che per sopravvivere un orso vecchio incapace di catturare salmoni vivi non esiterà spinto dalla fame ad uccidere il primo insieme alla sua coraggiosa compagna. Il resto è cinema puro che non si permette nemmeno di disturbare il ronzio degli insetti sulla telecamera, mentre vanno in scena le appassionate confessioni di un Americano che odia la civiltà ma ci lascia il suo esempio di vita coraggioso ed estremo fino alla fine. La tragica fine si sente ma non si vede, Herzog la ascolta ma non vuole farla sentire ad altri, davanti alla morte si ferma , facendo così un gesto straordinario dimostrando nell'era del voyerismo la differenza tra pornografia e arte.
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