Regia di Joseph Sargent vedi scheda film
Già quando lo vidi da ragazzo ne rimasi favorevolmente impressionato. La serie era eccellente, ma questo lungo pilota aveva anche una grinta da poliziesco settantesco, compiutamente cinematografica. Tutta rivolta verso una rappresentazione della corruzione nella politica newyorkese, completamente attuale ancora oggi. Telly Savalas era già superbo nel ruolo che lo avrebbe reso un’icona, l'unico poliziotto decente a New York, e anche l’unico disposto a vedere la montatura che si è preparata e che è sotto gli occhi di tutti. Una graduale rivelazione che l’eccellente cast di supporto rende un’esortazione ad ogni spettatore. L’intero film è un gioiello da riscoprire che, se avesse avuto maggiore visibilità nelle sale dell’epoca, sarebbe ricordato ancora oggi. “The Marcus-Nelson Murders” ha infatti davvero sempre avuto bisogno di una visibilità più ampia, che anche il dvd potrebbe incentivare, poiché esso è rimasto rilevante e coinvolgente anche dopo tutti questi anni.
Il merito è ovviamente della regia di Joseph Sargent, l’anno prima di firmare al cinema uno dei suoi lavori più rilevanti, oltre che un altro poliziesco newyorkese memorabile, “Il Colpo della Metropolitana- Un Ostaggio al minuto”(The Taking of Pelham One-Two-Three)(1974), Sargent (morto nel 2014 a 89 anni) er uno di quei cineasti provenienti da una generazione che non aveva timori nell’affrontare certi argomenti, prima di allora mai toccati, in televisione. Dirigendo anche molti film tv che avrebbero benissimo meritato di essere distribuiti al cinema, in alcuni casi degni di Oscar nella varie categorie come questo. Per la regia, la fotografia, la sceneggiatura pregnante, e una pletora a scelta di interpretazioni degli attori, la cui performance getta il cuore ben oltre all’ostacolo. Tutti i temi portanti della mitologia del Tenente Kojak mettono già qui saldamente le proprie radici, coniugandosi con una sorta di stile documentaristico di alto livello sull’epoca del movimento dei diritti civili. “The Marcus-Nelson Murders” venne programmato per la prima volta nel ciclo "The 3:30 film" sul canale sette a Chicago, nel 1974. Abby Mann, il famoso sceneggiatore e creatore della serie ha in seguito scritto e diretto "King"(1978), una famosa miniserie con Paul Winfield, sulla parabola politica e di vita di Martin Luther King, ma rimane questo film di “Kojak” la sua creazione più convincente e grintosa che egli abbia mai scritto –e tratta da una vicenda vera che giustamente ancora imbarazza il sistema legale americano. In Italia il film ha tra l’altro avuto pochissimi passaggi televisivi, chissà perché…
In effetti non veniva nemmeno programmato come naturale apertura nella programmazione della serie di “Kojak”, forse perché qui da noi essendo uscito nelle sale, si è pensato che fosse un lungometraggio tratto dal telefilm, e non avente una funzione di pilota dello stesso. Resta il fatto che è certamente uno dei film tv più cinematografici realizzati nell’intero decennio dei ‘70, ed essendo in più una drammatizzazione (con i nomi cambiati) di un caso importante nella storia del diritto americano, che ha stabilito assieme al “Caso Miranda”, i diritti di un imputato ancora prima come fermato, di sentirsi elencati i propri diritti, prima di rispondere alle domande relative al reato.
Il caso coinvolse un giovane disoccupato nero , soggetto a un mostruoso e gratuito abuso della polizia e poi della giustizia, che lo vide accusato di tre omicidi e un tentato stupro che palesemente non aveva commesso, e che il tempo ha finito per far riconoscere, ripagando gli sforzi di Kojak (che nel film è una sintesi dei veri ufficiali di polizia onesti che con coraggio si alzarono in piedi e smontarono la trappola messa in piedi dai loro colleghi corrotti, e da un Procuratore senza scrupoli) e di un esperto avvocato difensore interpretato da Josè Ferrer, dopo che il primo avvocato incaricato (interpretato da Robert Walden, poi Joe Rossi in "Lou Grant") non riesce ad incidere nrl procedimento.
La regia evita tutti le vistosità effettistiche di oggi, e documenta con realismo le azioni della gente comune, gli squallidi metodi di una polizia all’epoca rispettata come il mitico N.Y.P.D.- New York Police Department, nell’attribuire un irrisolto crimine efferato al primo ragazzo ingenuo e sprovveduto, e nero, capitato a tiro.
I fan della serie TV saranno anche sorpresi di non vedere nessuno dell’eccellente cast di supporto presente nella serie, e che ha contribuito a renderla un tale successo negli anni ‘70, come Dan Frazer e Kevin Dobson, anche se il fratello di Telly, George, seppure non ancora nel ruolo di Stavros, ottiene una piccola parte come un giornalista. Kojak stesso non è ancora completamente definito come carattere, e in alcuni casi lo vediamo agire in dei modi come più tardi nella serie non avrebbe mai potuto fare, ad esempio perdendo violentemente le staffe con il principale sospetto, nell’avere una più pronunciata vita personale, lo vediamo alzarsi dal letto con una amante del passato, e anche solo per il condurre l’indagine lavorando come un lupo solitario per la maggior parte del suo tempo. Come detto, Savalas stesso è eccellente, già mostrandoci comunque tutta l'intensità del personaggio, nei suoi bei vestiti italiani, pur se in questa fase ancora non ha il caratteristico lecca-lecca.
Sono andato a leggere del caso " Wylie-Hoffert", il duplice omicidio da cui è tratta la sceneggiatura, cercando di rimanere fedele alla storia e portando alla luce un fatto inaccettabile nella giustizia degli Stati Uniti. L’origine da una storia vera è solo un di più, ma ha aggiunto comunque qualità alla storia
Il libro che narra la storia e su cu si è basata la sceneggiatura, è stato scritto da Selwyn Raab (un giornalista del New York Times) "Justice in the back door". Il film riesce a restare intenso e molto vicino al libro. Il personaggio principale di Louis Humes èimpersonato da Gene Woodbury che interpretò perfettamente la parte, un giovane nero ignorante e timido che viene ingiustamente accusato di un tentativo di stupro, un omicidio a Brooklyn, e anche coinvolto in un altro duplice omicidio a Manhattan. I giornali nel 1963 hanno definito il caso come gli omicidi di un classico serial killer di ragazze. Il film rinomina il caso come quello degli omicidi “Marcus-Nelson”. La storia finisce amaramente, delle scritte prima dei titoli di coda ci informano che nel 1973 Humes era ancora detenuto in carcere ingiustamente. E che il corrotto procuratore impersonato da Allen Garfield era stato eletto deputato. Tanti anni fa lessi anche il libro di Raab.
Humes (non il nome del vero protagonista del caso) nel libro viene infine rilasciato, ma la polizia di N.Y. cercò poi di attribuirgli una rapina accaduta quando lui era in South Jersey. Questo è stato omesso. Kojak è un composto sia di Selwyn Raab che di alcuni degli agenti di polizia che si occuparono del caso. Il Tenente "Theo" Kojak conduce infatti una seconda indagine con una squadra diversa di detective da quella che ha incastrato il ragazzo (che era composta da poliziotti razzisti interpretati da Ned Beatty, William Watson, Val Bisoglio), insieme con il suo ufficiale superiore, il Sgt. Dan McCartney (Bruce Kirby). I tre infatti, aver ottenuto illegalmente la confessione, lo identificarono nel colpevole degli omicidi, ma era un falso, ed è Kojak che nel telefilm fa prosciogliere l’accusato e identifica il vero colpevole, che nella realtà fu un portoricano drogato.
"Kojack – Il Caso Nelson è Suo" è un dramma poliziesco grintoso e intenso perché come detto ha questo sotto testo che si concentra sui pregiudizi razziali nelle istituzioni, e dei diritti civili calpestati, per sospetti e testimoni. I titoli di apertura e chiusura sottolineano che si trattava dell’adattamento finzionale degli eventi che avevano portato alla creazione della lettura dei propri diritti ai sospettati, nata dopo il citato “Caso Miranda", da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1966. Il cast di supporto è composto tra gli altri che ancora non ho menzionato, da Chita Rivera, Tol Avery, e Lorraine Gary prima de “Lo Squalo”, molti di questi attori sarebbero ancora apparsi in seguito nella serie televisiva, durante la prima metà degli anni settanta.
Abby Mann è sempre stato un grande sceneggiatore scrittore, e ha creato script come quello per "Il Detective" (1968), "Rapporto al Capo della Polizia "(1975)," Vincitori e vinti "(1961) e “La Nave dei folli "(1965). Joseph Sargent dimostrava proprio in quegli anni grande abilità registiche anche sul grande schermo, e nel maneggiare spesso materiali molto diversi, come la fantascienza in "Colossus: The Forbin Project" (1970) e il poliziesco metropolitano e film di rapina, nel già da me citato, "Il Colpo della metropolitana- Un Ostaggio al minuto"(1974).
Come in altri lavori di Joseph Sargent, sia in televisione che al cinema, anche qui la storia si incentra sulle carenze del sistema giudiziario, sia da parte della polizia che della procura, di New York. Ci si focalizza sulle orrende tattiche poliziesche utilizzate per estorcere (imporre) una confessione lunga e dettagliata ad un ragazzo nero, che stava in realtà cercando di aiutare la polizia a identificare qualcuno che fuggiva dalla scena di un tentato stupro, del quale è poi stato reso il responsabile, e invece anche di quello incolpevole. Prima che potesse parlare liberamente e soprattutto in presenza di un avvocato, lo accusano per lo stupro, e pure per gli omicidi di due giovani donne, figlie di famiglie bene newyorkesi, che condividevano un appartamento. Il ragazzo è del tutto innocente, ma la polizia non si ferma, ansiosa di risolvere un caso troppo eclatante per l'opinione pubblica, fregandosene della sorte dell'innocente ragazzo.
Le riprese metropolitane della città sono eccezionali nel catturare i quartieri ordinari come le aree abbandonate e diroccate, della New York del periodo. Le scene all'interno delle stazioni di polizia ne catturano la loro oscurità e sporcizia (quasi sempre in colori scuri), e stabiliranno l'impostazione scenografica delle stesse nella serie. Le scene in tribunale hanno un aspetto realistico. In realtà, tutto sembra completamente vero.
Il cast di supporto come ho rimarcato è dotato di una straordinaria varietà di talenti: oltre ai già citati vi sono anche: Roger Robinson (che poi diventerà un personaggio fisso della serie, in un ruolo diverso), Marjoe Gortner (che allora aveva da poco vinto un Oscar per un documentario incentrato sulla sua vita precedente di predicatore), mentre il giovane attore di colore che interpreta il protagonista capro espiatorio è Gene Woodbury, poi sparito dalla vista, dopo il 1981.
Il film è caratterizzato da caratterizzazioni tutte incisive e scevre dai clichè, soprattutto per la televisione dell'epoca. A un certo punto, nel tentativo di abbattere il silenzio del vero assassino, Kojak diventa quasi come i poliziotti che hanno intimidito il ragazzo innocente. Kojak disprezza il tossicomane e confidente interpretato da Roger Robinson, ma la cui vita domestica, della moglie, come il loro trattamento dei figli, sono convenzionalmente corretti, tranne che invece di bere un goccetto per ricrearsi alla sera, essi assumono della droga. L'assassino ha una madre e ha una coscienza, in realtà non è semplice afferrare il motivo per cui il suo tentativo di furto in appartamento è finito in un duplice e particolarmente efferato, omicidio. Il procuratore, interpretato da Allen Garfield, non può rinunciare alla sua retorica per non lasciar perdere le sue ambizioni politiche, anche non fermandosi di fronte ai ripetuti tentativi di gogna ad un uomo innocente, e perfino non rinunciando a sopprimere delle prove di vitale importanza, perché come detto vuole essere eletto ad una carica politica. I poliziotti sporchi sono lo strumento per eludere e cercare di occultare le prove e le testimonianze, che il vero colpevole è stato trovato.
In definitiva, “Tenente Kojak- Il Caso Nelson è Suo”, è una storia molto incisiva, e che non esita a incriminare il sistema.
John Nada
Dopo la morte di Telly Savalas, il film è stato mostrato per la prima volta dopo 20 anni dalla prima messa in onda, questa volta con una breve clip di Telly e le parole "Dedicato alla memoria di Aristotele ''Telly'' Savalas 1920-1994", alla fine della programmazione.
Il fratello di Telly Savalas nella vita reale, appare anche in questo film, ma con un personaggio diverso rispetto al personaggio del Det. Demosthenes Stavros, che egli avrebbe interpretato per tutta la serie di “Kojak” a seguire.
Il film si basa su un caso reale noto come gli omicidi delle “ragazze in carriera", e che è accaduto il 28 agosto 1963. Quello fu anche il giorno in cui Martin Luther King Jr. fece il suo discorso "I Have A Dream", come mostrato nel film.
In questo film pilota, il nome del personaggio è scritto "Kojack" (con una "c"). La "c" è stata tolta quando "Kojak" divenne una serie.
Dopo il grande successo di questo film TV e della successiva serie "Kojak", l'autore del libro originale, Selwyn Raab, ha sottolineato con una certa asprezza che, nella vita reale, la scoperta di questa grave ingiustizia era stato il risultato del lavoro di alcuni giornalisti, non di ufficiali di polizia, aggiungendo che nella vita reale non aveva mai incontrato un poliziotto come Theo Kojak.
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