Regia di Pete Walker vedi scheda film
Alla notizia, su un tabloid, che una reginetta del pattinaggio su ghiaccio si sposa, un uomo con trascorsi in un istituto psichiatrico, parte alla volta della giovane donna: li lega un bruttissimo ricordo comune, un delitto sulla cui scena erano presenti entrambi, lui come amante della madre di lei, che era ancora bambina e assistette all'efferato evento. Slasher all'inglese, nella seconda metà degli anni Settanta fu un sottogenere che girava a pieno ritmo, dato che di lì a poco, "Halloween" avrebbe costituito insieme l'apice del genere, e una specie di stampino su cui forgiare tutti i thriller a venire, con serial killer rituale. Il regista Pete Walker, director anche di "La casa dalle lunghe ombre" e "La casa del peccato mortale", ha oggi un suo circolo di ammiratori tra i cinefili, che lo hanno decretato uno dei principi del thriller di serie B. "La terza mano" ha un suo decoro, è girato decentemente, e infligge allo spettatore alcune scene forti, nelle sequenze dei delitti, ben assestate: però già il titolo originale (quello italiano è abbastanza inspiegabile...) mette l'appassionato di suspence sulla strada buona, e la soluzione del macabro caso è abbastanza prevedibile, anche perchè quando si danno troppi indizi in un senso, spesso si vuole distrarre dalla vera chiave di un mistero, in letteratura e al cinema. La scena migliore è quella della seduta spiritica, che precede uno dei delitti: la chiusa, come si vuole da tradizione, è volutamente inquietante, con vittoria del Male. Perlomeno, all'epoca, avevano questo coraggio...
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