Regia di Ferdinando Baldi vedi scheda film
Baldi non è un esperto del musicarello (girerà solo questo ed il coevo Little Rita nel west, con la Pavone), viene principalmente dal mondo del peplum e da qualche raffazzonato spaghetti western; ciononostante, poco ci vuole ad imbastire una storiella trasparente sull'ennesimo personaggetto del popolo che assurge alla celebrità grazie alle sue straordinarie doti canore. Qui la Caselli - ventunenne, già famosa e fiera del suo caschetto di beatlesiana memoria, fuori tempo massimo di almeno 4 anni - presenta l'album Diamoci del tu, che contiene messaggi pacifisti e (pre-)sessantottini risaltati dal titolo della pellicola, che francamente finisce per suonare controproducente, sminuendo la portata del messaggio non-violento. E in effetti, ad ascoltare le canzoni che intervallano le insipide scenette del film, un vero messaggio compiuto non c'è: sono solo canzonette (Bennato è di là da venire, ma il concetto è questo), l'italiano medio ha bisogno di essere blandito da una melodia orecchiabile e da un ritornello facile. Stop. Accanto alla Caselli scarseggiano i comici (c'è il giovane Montesano, c'è Murgia in un'interpretazione bizzarra, quella del parente italo-americano arricchitosi con i dischi), ma ci sono il belloccio Mario Girotti (che in breve tempo raggiungerà la fama con lo pseudonimo di Terence Hill) ed il collega di ugola Riccardo Del Turco, che si esibisce nella nota Figlio unico. La solita polpetta promozionale. 2/10.
Caterina è una maestrina con la smodata passione per il canto. Il barone Calò la osteggia, ma solo finchè un lontano parente americano gli racconta di aver fatto fortuna grazie al mercato discografico: a quel punto il barone investe su un complesso che accompagni Caterina.
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