Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Memore delle imprese dei tre bravi ragazzi del Circeo e di altre bande criminali che insanguinarono l'Italia all'inizio degli anni settanta, ispirato anche ad alcuni racconti di Giorgio Scerbanenco, "Liberi, armati, pericolosi", è un buon film, che si ricorda anche per l'esordio cinematografico di Diego Abatantuono, pressoché irriconoscibile. Si sente, dietro alla regia, la mano di Fernando Di Leo, che ha elaborato soggetto e sceneggiatura, ricordandosi delle belle atmosfere già create per il suo capolavoro, "Milano calibro 9" (1971). Qui si parla di criminalità, ma anche delle dinamiche del potere interne ai gruppi giovanili in generale: qui, ad esempio, si vede come tutti siano soggiogati dal carisma del Biondo, il quale a un certo punto si libera dell'unico altro personaggio che avrebbe potuto fargli ombra, cioè proprio Lucio (che, citando "Amici miei", viene definito "il supercazzolo con scappellamento a destra"). Il ritmo del racconto funziona, la fotografia di Erico Menczer è notevole, ed il film di Guerrieri si giova di una delle migliori interpretazioni di un misurato Tomas Milian. (9 novembre 2007)
Per salvare il fidanzato dai guai, una ragazza rivela alla polizia che il giovane e due suoi amici stanno per compiere una rapina a un distributore di carburante, armati di pistole giocattolo. In realtà, i tre sono balordi fascistelli e le armi ce le hanno vere: la rapina costerà la vita a quattro persone e la fuga lascerà una vera e propria scia di sangue.
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