La recensione su Uragano sulle Bermude - L'ultimo S.O.S.

C-Movie non privo di motivi di interesse e con diversi meriti, conosciuto anche con il ben più appropriato titolo di Incontro con gli Umanoidi (esce nel periodo in cui nelle sale imperversa Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo). Tonino Ricci, non certo un grande maestro del cinema bis, gira piuttosto bene questa coproduzione tra Italia, Spagna e Messico e chiude un prodotto più che dignitoso, sicuramente tra i suoi più riusciti. Purtroppo la sceneggiatura di Jaime Comas Gil, assai scarna, non lo sostiene per tutto il corso della pellicola, costringendo Ricci a girare molte scene ripetitive in subacquea (comprese immagini di repertorio di squali e altri pesci), con fastidiosi effetti sonori che dovrebbero creare tensione e suggerire la presenza di campi magnetici. Ricci allunga il girato anche con un lungo prologo dal retrogusto documentaristico (si parla di UFO). Tutto sembra esser predisposto per arrivare agli ultimi trenta minuti di film, il "pezzo forte".

La parte centrale del film è infatti estremamente soporifera, ma si riscatta con un epilogo all'insegna di un mix tra avventura, fantascienza e horror che ricorda da vicino le migliori produzioni bis (penso a film come L'Isola degli Uomini Pesce di Sergio Martino). Superiori alle aspettative sia le scenografie che la fotografia. Belli i giochi di luce subacquei nonché le luci sparate verso la macchina da presa con tutta la nebbia che avvolge il campo di ripresa.

Ispirato dal successo editoriale del volume Bermuda, Il Triangolo Maledetto di Berlitz, è comunque un film che anticipa capisaldi quali The Fog (1980) di John Carpenter, Cocoon (1985) di Ron Howard, The Abyss (1989) di James Cameron e Philadelphia Expiriment (1984), e la cosa non è certo di poco conto. Abbiamo infatti una nebbia fitta che avvolge le imbarcazioni prima che entrino in gioco forze ultraterrene e monti la tensione (l'ispirazione viene forse da La Nave Maledetta di De Ossorio). A differenza di Carpenter però, oltre la nebbia si celano alieni buoni (lo scopriremo solo alla fine), che vogliono indicare all'uomo la via maestra per salvare il mondo (rimandi a Spielberg e soprattutto alla narrativa fantascientifica della golden age). Si tratta di alieni che popolano gli abissi oceanici e, come in Cocoon, accolgono gli uomini proponendo viaggi interstellari assicurando poi un ritorno. mentre gli scelti si abbracciano in religioso silenzio che suggerisce quasi la speranza di un aldilà oltre il trapasso. Non manca la tematica delle scomparse di imbarcazioni in pieno oceano o il rinvenimento delle stesse con l'equipaggio svanito nel nulla senza che vi siano indizi che facciano comprendere come ciò possa essere avvenuto.

Molti motivi di interesse dunque, a salvare una piccola produzione che paga più del lecito sul versante della verve nella parte centrale (priva di idee). Reggono le interpretazioni. Nel cast artistico ritroviamo il muscolare messicano Andrés Garcia, volto notissimo agli appassionati dei film di René Cardona Jr., con titoli quali Tintorera o Il Triangolo delle Bermude. Ha un ruolo centrale anche lo spagnolo Manuel Zarzo, il professore che conduce le indagini per venire a capo della scomparsa della giovane figlia di un magnate (il nostro Gabriele Ferzetti). Gianni Garko, di supporto, è mal sfruttato e mal diretto tanto che fornisce una prova sottotono e spenta, lontana anni luce dai suoi Sartana o Spirito Santo che lo avevano visto irriverente e indimenticabile nel western italiano di matrice jamesbondiana.

Di scarto anche le musiche del solitamente malinconico Stelvio Cipriani, qua piuttosto pomposo. Nel complesso è decisamente superiore alle (basse) attese.