Regia di Robert Ellis Miller vedi scheda film
John Singer (Alan Arkin), sordomuto, si trasferisce in una cittadina del Sud degli Stati Uniti per stare vicino ad un amico con dei seri problemi di salute mentale (Chuck McCann); prende una stanza in affitto e conoscendo Mick, la figlia adolescente dei padroni di casa inizia a nutrire una simpatia nei confronti di lei (Sondra Locke all'esordio); nel frattempo egli entra anche in contatto con un medico di colore (Percy Rodrigues) che odia i bianchi ed è in cattivi rapporti con la figlia Portia (Cicely Tyson) e con uno sbandato (Stacy Keach) con cui si prodiga per trovargli un lavoro. Nonostante la sua menomazione si affanna con tutti per far si che le loro vite migliorino ma per lui finirà nel peggiore dei modi.
'The Heart Is a Lonely Hunter' - che in originale mantiene il titolo del romanzo di Carson McCullers da cui è tratto, mentre in italiano è stato tradotto usando l'ossimoro 'L'urlo del silenzio' - è un film che parla con delicatezza e pudore di tematiche come la diversità, il razzismo strisciante, presente specialmente negli Stati del Sud degli USA, densamente popolati di afro-americani, e la ricerca di un posto all'interno di una società non propriamente benevola nei confronti di quelli che possono essere definiti outsider, vale a dire tutti i personaggi che s'incontrano nell'opera.
Il regista (di formazione televisiva) Robert Ellis Miller ha il pregio di trattare tali argomenti senza cadere nelle trappole del drammone strappalacrime e osando con un finale tragico e ben poco accomodante, avendo però la finezza di mantenere fuori campo una scena come quella del suicidio che, per l'epoca, avrebbe potuto essere scioccante.
Alto il livello delle interpretazioni: da un Alan Arkin la cui prova, fatta solo di gestualità e espressioni del volto, comunica bene sia il suo disagio causato dall'handicap sia gli sforzi (vani) per far si che tutto si aggiusti nel mondo che lo circonda, passiamo a un'esordiente Sondra Locke che trasmette in maniera commovente tutto il suo spaesamento, i suoi dubbi, i suoi sogni, la rabbia, tipiche della sua età, resa credibilmente anche se ha dieci anni in più del personaggio che interpreta, per poi vedere, in ruoli secondari ma importanti, un ottimo Stacy Keach, anch'egli al primo film, nei panni del reietto del paese Blount, un convincente Percy Rodrigues, nel ruolo chiave del dottore e la figlia di lui, impersonata da Cicely Tyson, che Singer tenta di far riappacificare ed infine il 'matto', sempre affamato di dolci, di Chuck McCann.
Da ricordare la scena, straziante, dove Mick cerca di rendere partecipe Singer della bellezza della musica (nello specifico Mozart) unicamente tramite la sua gestualità, ma anche questo è un gesto vano, poiché, quando la musica finisce, Singer continua a sua volta a gesticolare, ovviamente non potendo avvertire la sua fine.
Un contributo alla resa del film lo danno anche la toccante colonna sonora di Dave Grusin e la fotografia dai colori tenui del grande James Wong Howe.
Un film i cui limiti sono da ricercare solo nella sua lunghezza, che va oltre le due ore: con qualche taglio sarebbe stato perfetto.
Voto: 7,5 (v.o.).
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