Regia di Camillo Bazzoni vedi scheda film
Si segnala soprattutto per essere l'ultimo film con Steve Reeves, culturista che fu fra i maggiori protagonisti dell'epoca del peplum (film mitologico) e che dai primi anni '60, contestualmente allo svanire del filone in costume antico, vide svanire le richieste di lavoro nel cinema. E nonostante Reeves in un western possa sembrare bizzarro, la trama (sceneggiatura di Roberto Natale e dello stesso attore americano, alla sua unica prestazione d'opera come scrittore) è talmente vacua e farcita di luoghi comuni e momenti inverosimili da fare dimenticare qualsiasi dubbio o incertezza: Vivo per la tua morte è fin dal titolo un prodottino di scarsa consistenza e fondamentalmente mirato al consumo più spensierato, da parte di un pubblico 'leggero' che non faccia troppe domande. Bazzoni, più noto come direttore della fotografia, girò fra alti e bassi una manciata di titoli, fino ai primi Settanta, per poi tornare stabilmente alla fotografia; qui ha a disposizione un budget davvero risicato e, oltre a Reeves, un cast in cui spiccano al massimo alcuni caratteristi tipici del genere spaghetti western (e non solo, in effetti): Aldo Sambrell, Mimmo Palmara, Nello Pazzafini, Rosalba Neri. C'è comunque da rilevare una discreta rifinitura in quanto a fotografia (Enzo Barboni) e nelle musiche vagamente morriconiane (sponda trilogia del dollaro) di Carlo Savina. Il western all'italiana era ormai comunque in declino e la cosa si nota perfettamente in lavori come questo. 2/10.
Dopo una rapina al treno, il pistolero Mike viene derubato della sua parte del bottino e sbattuto in galera. Una volta riconquistata la libertà, dovrà farsi innanzitutto giustizia, per poi recuperare il suo tesoro.
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