Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
IL GRANDE FRATELLO
“Padre, ho ucciso!” sibila il sagrestano al suo confessore. Denunciare o non denunciare il colpevole? Il dilemma etico-deontologico si fa stringente quando il sacerdote rischia di venire crocefisso al posto dell'assassino. Attratto dal soggetto a dispetto della sua logica paradossale e claudicante Hitch ne ha fatto uno psicodramma degli sguardi. Nella parrocchia, tra il prete, il sagrestano e sua moglie è tutto un balenio di occhi furtivi, esortanti, spaventati, interrogativi, minacciosi. Sopra troviamo lo sguardo dell'ispettore che cerca di penetrare il mistero e sopra ancora lo sguardo, manifesto nel momento in cui il prete decide di costituirsi, di Dio che tutto vede. Il gioco è condotto fa Hitch con intelligenza e virtuosismo e gli attori rispondono con bravura. Restano le incongruenze e il finale è deludente ma per gli amanti del genere i motivi di giubilo non mancano.
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