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Frankenstein '80

Regia di Mario Mancini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Frankenstein '80

di moonlightrosso
6 stelle

Piacevolissima riscoperta di uno dei films più oscuri dei gloriosi e frizzanti anni settanta, decennio nel quale i produttori italiani, specialisti nel "raschiare il fondo del barile", una ne facevano e cento ne pensavano pur di portare a casa i (pochi) soldi spesi.

Mario Mancini nato come operatore alla macchina (lavorò anche con Mario Bava) e poi proseguito come direttore della fotografia (sue le luci di "capolavori" del calibro di "Casa d'appuntamento" e "Terror, il castello delle donne maledette") imbastisce in questa sua prima e unica opera registica una rivisitazione contemporanea del noto romanzo "Frankenstein" di Mary Shelley, in un'accezione talmente folle da far rivoltare la scrittrice inglese nella tomba.

La trama è più o meno questa: il Prof. Schwartz (Roberto Fizz) annuncia di poter eseguire un trapianto di cuore alla sorella del giornalista Karl Schein (un John Richardson eccezionalmente catatonico e imbambolato), avendo trovato finalmente un donatore. Allo scopo di ridurre la probabilità di un'eventuale quanto possibile crisi di rigetto, sperimenterà per la prima volta un siero antilinfocitario di sua invenzione conservato in un frigorifero da cucina praticamente alla portata di tutti (sic!). Purtroppo la donna muore per il temuto rigetto del nuovo cuore senza che sia stato possibile utilizzare il siero a causa del furto dello stesso (e te pareva!). Il Professore, in qualità di direttore sanitario, deciso a scoprire l'autore del misfatto, incarica lo stesso giornalista per intraprendere un'indagine parallela a quella della polizia. I sospetti cadono su un patologo della clinica tale Prof. Otto Frankenstein (sic!) (un impagabile Gordon Mitchell), dal fare misterioso ed inquietante; questi nel suo laboratorio segreto tenuto all'interno della stessa clinica e celato dietro una falsa libreria, ha dato vita ad un mostro sanguinario di nome "Mosaico"!!! (interpretato da Ciro Papa), assemblando organi e membra di vari cadaveri. L'imperfetta creatura, alla quale manca ogni briciolo di intelligenza umana, è in grado di esprimersi soltanto attraverso mugugni e grugniti e uccide praticamente chiunque le capiti a tiro: prostitute, donne d'ogni età, infermieri e persino una macellaia dentro la cella frigorifera della sua bottega a colpi di osso, mentre era intenta a tagliare una bistecca al detto mostro spacciatosi per cliente (vedere per credere!!!). Dopo aver rapito anche la giovane e ignara nipote del Prof. Frankenstein (una quasi esordiente Dalila Di Lazzaro) ucciderà anche il Professore stesso, salvo poi autodistruggersi per rigetto di tutti gli organi trapiantati, una volta terminato l'effetto del siero del Prof. Schwartz.

Girato con quattro soldi e in una fintissima ambientazione teutonica, dove vengono inquadrate vetrine di negozi "de borgata" e dove le prostitute da strada si esprimono con smaccato accento romanesco, il film diverte per la persistenza di un altissimo livello di delirio trash sapientemente corroborato da effetti speciali piacevolmente splatter realizzati da un ancor poco noto Carlo Rambaldi. Questi non ci lesina certo nè protesi di gomma (da utilizzare per i primi piani dei cadaveri da squartare), nè tantomeno sangue finto e frattaglie di pecora a simulazione delle interiora umane.

Scritto dal carneade Ferdinando De Leoni (chi era costui?) in collaborazione con l'improvvisato regista, il film si segnala anche per una recitazione talmente infantile e penosa da rendere i vari segmenti della sgangherata vicenda uno più imbarazzante dell'altro: basti pensare al trio di poliziotti capitanato da un Renato Romano capace di dar vita ad un commissario della stessa credibilità di un cartone animato di Scooby-Doo e ai suoi due improbabili assistenti, con Fulvio Mingozzi, abituale generico argentiano, che procede a ritmo di "signorsi signore" e l'altro, completamente muto per tutta la durata del film, che pare una caricatura "ante-litteram" del compianto Giorgio Porcaro. Nota di demerito anche per una giovanissima Dalila Di Lazzaro, protagonista di un'impareggiabile, quanto a imbarazzo, dialogo conoscitivo con John Richardson (solo il Palumbo nella nota cena de "La Polizia Brancola nel Buio" ha fatto di peggio); questa, dopo averci deliziato con una prova attoriale di rara cagneria, si riscatta a pieni voti con un nudo integrale da "premio Oscar", purtroppo di brevissima durata, velato da una baby-doll trasparente. Non va meglio l'inglese John Richardson, attore notoriamente impacciato e legnoso, qui perennemente agghindato con improponibili cappellini ai quali sembra essersi ispirato il nostro Luca Sardella nelle sue inutili performances delle altrettanto inutili trasmissioni mattutine di qualche decennio addietro. Nota positiva per Ciro Papa (in arte Xiro Papas) nel ruolo del mostro, che andrà a comporre, unitamente ai più noti Salvatore Baccaro, Piero Barzocchini, Plinio Ferdinando e Jimmy Il Fenomeno, la schiera non proprio eletta dei "freaks" del cinema italiano.

Recuperato finalmente in versione italiana, "Frankenstein 80" rimane un gustosissimo trash dall'atmosfera scanzonata e deliziosamente sleazy, adatto per tutti coloro che intendano trascorrere una serata all'insegna del buon umore involontario accompagnandosi con frittatona con cipolle, familiare di Peroni ghiacciata e rutto libero.

 

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