Regia di Mario Mancini vedi scheda film
Una donna sta per essere sottoposta urgentemente a un trapianto di cuore da un medico che ha inventato un siero che permette qualsiasi tipo di innesto di organi umani senza rigetto alcuno; ma il siero viene sottratto furtivamente e la paziente muore. Il fratello della scomparsa giura vendetta e si mette sulle tracce del ladro: naturalmente è un personaggio dagli intenti loschi, un assistente del medico che di cognome fa Frankenstein.
Bizzarra rilettura del romanzo di Mary Shelley che ambienta la storia del mostro costituito da un assemblaggio di parti umane ai giorni nostri, approfittando delle recenti novità in fatto di trapianti di organi. Un pizzico di fantascienza in stile spy story - il siero 'miracoloso' sottratto da un malintenzionato - e la sceneggiatura di Ferdinando De Leone e del regista Mario Mancini finisce per scriversi da sè: buoni e cattivi sono decisamente stereotipati, gli sviluppi della trama sono prevedibili alla massima potenza e la risoluzione finale perfino di più; ma il problema principale del lavoro è il ritmo altalenante accompagnato da una suspence mai realmente convincente. Siamo d'altronde nei territori del (very) low budget e Mancini fa quel che può, specie con un cast nel quale spicca il nome di Gordon Mitchell, come sempre confinato in una parte negativa, in compagnia di quelli di Dada Gallotti, John Richardson, Renato Romano e di una giovane Dalila Di Lazzaro. Attivo come direttore della fotografia fra la fine dei Sessanta e la metà dei Settanta, per Mancini questa è la prima e ultima regia: tanto può bastare, alla luce dell'opaco risultato. Anche gli effetti speciali di un ancora non molto noto Carlo Rambaldi lasciano francamente il tempo che trovano. 2,5/10.
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