Regia di Larisa Shepitko vedi scheda film
Un capolavoro. Con questo film la compianta Larisa Shepitko lascia una preziosa eredità al Cinema, che non ha nulla da invidiare al miglior filone intimistico ed esistenzialista europeo. La regista si cala con stile personalissimo sui drammi delle persone, in questo caso di due medici e di una donna, alle prese con la proprio coscienza e le proprie responsabilità a cui devono rendere conto; personaggi a disagio nel sistema burocratico russo, attraverso un viaggio (sia fisico che spirituale) che avvolge e coinvolge. Il film è avvolto da una originale spontaneità e da una poetica ammaliante, ed è sospeso in un emozionante equilibrio di drammi esistenziale personali e collettivi, il tutto avvolto da una lieve e raffinata ironia di commedia. Larisa Sepitko ci rende in modo personalissimo il dramma dell alienazione di persone costrette negli apparati, malinconicamente rinchiusi nei loro ruoli, in contrapposizione all'anelita ricerca individuale di mettersi liberamente in gioco e donarsi agli altri, ai bisogni del prossimo, come beneficio al mondo e a se stesso. L'intensità dei volti non ha nulla da invidiare al maestro Bergman (osservare in proposito l'inquadratura finale del volto della ragazza) e a tratti il film è attraversato da flash che ricordano il miglior Fellini, vere e proprie scene con un'aurea di sogno (riportato nel ricordo, soprattutto) che rimandano al maestro del sogno, come con la scena nel circo e ancor più con quella finale, coi due medici che un tempo curavano i cani..passaggi di questo tipo sono rarità di bellezza pura, imperdibili. Ma tutto il film è grandioso, giocato su una sensibilità straordinaria nei personaggi, nei loro incontri e nei loro addii, e gli sguardi e gli approcci sono di una eloquenza sentimentale tale, di una passione e compassione impressionante...la Shepitko arriva al cuore dello spettatore pure attraverso alcune battute memorabili, ma soprattutto con la capacità di dar vità ad emozioni con semplici ma intensi sguardi dei suoi attori, anche non protagonisti. Un film in cui nessun fotogramma è fuori luogo, anche se i viaggi possono parere convulsi (non è sempre lineare la prosecuzione della trama); un film che parla al cuore dello spettatore, con l'empatia di chi cerca di comprendere e non giudicare i propri simili.
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