Regia di Marcello Baldi vedi scheda film
Saul regna su Israele, ma il suo dio non è soddisfatto di lui e promette di mandargli sulla terra colui che ne prenderà il posto. Saul, a un passo dalla follia, comincia a credere che sarà il giovane e valente David(e), che ha sconfitto il gigante Golia, a occupare il suo trono.
Il solito peplum, una delle tante pellicole in costume ambientate nell'antichità fra leggende, eroi, guerrieri, regni in piena decadenza che contraddistinguevano il cinema nostrano nella prima metà degli anni Sessanta. Per questo Saul e David i tre sceneggiatori (Flavio Niccolini, Ottavio Jemma e il regista Marcello Baldi; con la collaborazione di Tonino Guerra) hanno attinto dalle fiabe bibliche, per raccontare le vicende di un re, caduto dalle grazie del suo dio, a cui viene preannunciato che sarà di lì a poco spodestato. Meno combattimenti, meno muscoloni e in generale meno violenza rispetto al solito 'sandalone', ma i mezzi sono bene o male gli stessi - costumi riciclati alla buona, scenografie più che modeste, dialoghi gonfi di retorica - e le finalità spettacolari idem, sebbene serpeggi un tono moraleggiante di sottofondo abbastanza peculiare, ben introdotto dalla didascalia di apertura: "Tutto quello che fu scritto / Fu scritto / Per nostro ammaestramento (San Paolo rom. 15-4)". Nel cast troviamo Gianni Garko (David, che per tutto il film viene chiamato Davide), il tedesco Normal Wooland come Saul, lo spagnolo Antonio Mayans, Elisa Cegani e, in ruoli minori, anche Dante Maggio e Aldo Sambrell; la colonna sonora di Teo Usuelli è ben assestata. Anche il successivo lavoro di Baldi, I grandi condottieri, sarà ispirato dalla Bibbia. 3/10.
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