Regia di Guido Celano vedi scheda film
Un bandito uccide un giudice con cui ha un conto in sospeso e poi va a impadronirsi della miniera dell'assassinato, che secondo le indiscrezioni conterrebbe anche dell'oro.
Uno degli spaghetti western meno noti e meno celebrati anche dalla critica affezionata agli 'scult': il motivo c'è ed è evidente, poichè Uccideva a freddo è una pellicola semplicemente tirata via, senza capo nè coda. Prima delle due regie (anche l'altra, di poco successiva, sarà un western nostrano sgangheratissimo) di Guido Celano, attore di seconda scelta attivo fin dai tempi del muto, qui improvvisatosi anche produttore. Secondo Marco Giusti (Dizionario del western all'italiana), Celano smise molto presto di dirigere perchè le sue due prime opere gli causarono una valanga di debiti; di sicuro Uccideva a freddo non è un kolossal e la sua fattura risulta anzi miserrima, a budget più che striminzito da ogni punto di vista: scenografie, costumi, confezione, nonchè nei nomi degli interpreti chiamati sul set (Bruno Piergentili/Dan Harrison, Philippe March, Luigi Barbieri/Luis Barber, Attilio Dottesio, nonchè lo stesso Celano/Guy W. Ceylon e Amedeo Trilli/Amid Trail). Quest'ultimo è fra gli sceneggiatori (prima e unica occasione per lui), insieme a George Molten cioè Ambrogio Molteni e a due nomi anglofoni che sono presumibilmente pseudonimi, ma di difficile decodificazione: George W. Ballor e W. Charlie Reed. Nel cast c'è anche una particina per il futuro regista Luciano Odorisio, qui all'esordio assoluto nel cinema. La storia è arrangiata alla meno peggio, la recitazione vacilla, la regia è palesemente in difficoltà; nel 1967 d'altronde il genere spaghetti western andava talmente per la maggiore che, pur limitato, c'era spazio anche per (sotto)prodottini di tale, discutibile qualità. 2/10.
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