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Amityville Horror

Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film

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La recensione su Amityville Horror

di munnyedwards
7 stelle

 

Nei film di genere horror capita che didascalie ci avvertano che la storia a cui stiamo per assistere si riferisce a fatti realmente accaduti, quasi sempre queste segnalazioni sono delle forzature pubblicitarie, se non delle vere e proprie invenzioni, nel caso in questione invece (pur mancando la didascalia), lo spunto di partenza ha delle solide fondamenta nella realtà, il che rende il plot, almeno sulla carta, decisamente più appetitoso.

Non ci sono dubbi infatti che il 112 di Ocean Avenue (Amityville, New York) sia stato effettivamente teatro di un gravissimo fatto di cronaca nera, i fatti tragici risalgono al 13 Novembre del 1974 quando un intera famiglia fu sterminata per mano di uno dei componenti della stessa, il figlio maggiore Ronald De Feo che armato di fucile uccise nella notte padre, madre e quattro fratelli.

Tutto questo è documentato e verificabile, nonché al centro di un sequel firmato Damiano Damiani uscito tre anni dopo il film di Rosenberg.

Questo preambolo serve da aggancio per meglio capire lo spirito di Amityville Horror, che nasce e si sviluppa seguendo un punto di vista ben definito, ossia quello della famiglia Lutz che va ad abitare nella famosa casa un anno dopo la mattanza dei De Feo e che se ne scappa via vent'otto giorni dopo terrorizzata da presenze inspiegabili.

Tutto questo è raccontato nel romanzo che Jay Anson scrive con la collaborazione degli stessi Lutz e dal quale il regista Stuart Rosenberg prende spunto per il film (affidando il soggetto allo stesso Anson), un film che segue appunto una linea ben precisa, un’interpretazione dei fatti viziata dallo sguardo dei coniugi Lutz, da alcuni considerati dei furbi raccontaballe (in questo caso molto interessanti i due documentari di History Channel presenti negli speciali del DVD).

La questione sulla veridicità o meno dei racconti dei Lutz è tuttavia irrilevante in sede di giudizio del film, che resta opera di finzione e come tale va vista e giudicata, la storia racconta quindi la storia di questa famiglia che si stabilisce nella casa “maledetta” e che pian piano ne viene sopraffatta fino a rischiare di perdere la ragione, il loro è un lento ma inesorabile cammino verso la follia, risolto in extremis da una fuga disperata.

 

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Rosenberg è un buon regista, da ricordare sopratutto per Nick mano fredda, Detective Harper: acqua alla gola e Brubaker, qui si cimenta con l’horror e lo fa con la professionalità e l’efficienza che l’ha sempre contraddistinto, evitando i facili effetti visivi (tranne nel finale) per puntare tutto su una tensione che è tutta interiore, dei protagonisti e dello spettatore, e che si manifesta in un crescendo sempre più incisivo fino a giungere al culmine finale.

In questo è aiutato da un trittico di attori ben in parte, James Brolin e Morgot Kidder (reduce dal successo di Superman) sono i coniugi Lutz mentre il ruolo di Padre Delaney viene affidato a un perfetto Rod Steiger, che pur ricoprendo un ruolo secondario ruba la scena più volte ai due protagonisti.

Per Steiger sono da menzionare almeno due sequenze, quella della tentata benedizione della casa, con l’inquietante presenza delle mosche e quella dell’invettiva contro la chiesa, che si rifiuta di credere a una presenza demoniaca lasciando il povero prete solo al suo destino.

Steiger fa guadagnare molto al film, che resta comunque assai godibile per tutta la prima parte, la presenza malefica della casa viene suggerita e mai mostrata apertamente, Rosenberg accumula tensione e l’alimenta anche grazie alle musiche dell’ottimo Lalo Schifrin, suggerisce invece di mostrare e crea un’atmosfera disturbante che funziona alla grande per gran parte del film.

Brolin con lo sguardo febbricitante, sfatto e assente, sembra sempre sul punto di uccidere qualcuno, vaga con la sua ascia con aria minacciosa (anticipando di pochissimo il Jack Torrance di Shining), la Kidder madre premurosa cerca di proteggere i tre figli mentre il cane di famiglia sembra l’unico ad aver capito che qualcosa in cantina non va.

 

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Amityville Horror si inserisce in un filone horror ben definito (la casa maledetta) un sottogenere con regole precise e paletti da rispettare, lo fa secondo me nel modo giusto, senza strafare ma mantenendo un buon ritmo per gran parte del film, un netto calo è presente solo nel finale dove appunto il non visto viene invece mostrato apertamente perdendo un po’ della sua efficacia, anche da un punto di vista di logica e di linearità degli eventi c’è qualche passaggio a vuoto ma io sono disposto a passarci sopra perché il film tutto sommato funziona e in alcuni momenti funziona alla grande.

In definitiva un buon film di genere, tra i più rappresentativi del filone “case stregate”, di certo non un capolavoro ma un film da riscoprire e forse rivalutare con più benevolenza.

Voto : 7.5

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