Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film
Appartenente al filone esorcistico, con evidenti citazioni a “L’Esorcista” (presenze demoniache; bambini che giocano con esseri invisibili; poliziotto che segue dall’esterno le vicende della famiglia, cercando di sciogliere il bando della matassa; incredulità della Chiesa di fronte a fenomeni satanici) e a “Il Presagio” (il prete che, sconfitto dal male, si isola dal mondo), l’opera di Rosenberg ha l’enorme merito di anticipare capolavori quali “Shining” (protagonisti portati alla pazzia dalle presenze che si aggirano per la casa; l’uomo di famiglia che diviene sempre più irascibile andandosene a giro con un’ascia; scena in cui Brolin utilizza l’ascia per spaccare una porta interna come farà Nicholson un anno dopo nel film citato; sangue che cola in quantità industriale dalle scale dell’abitazione), “L’Aldilà” di Lucio Fulci (le porte dell’inferno costruite nello scantinato dell’abitazione di famiglia e separate dalla realtà da un muro che verrà abbattuto a colpi di piccozza) e “The Exorcism of Emily Rose” (protagonista che si sveglia di notte sempre alla stessa ora).
Lo script si basa su una storia verificatasi nella cittadina di Amityville verso la fine degli anni ’70, quando una famiglia di giovani coniugi sostenne che la propria casa era infestata da presenze demoniache.
Molti si dissero pronti a testimoniare i fatti raccontati dai dai coniugi Lutz e ne derivò un best seller dal quale è stato tratto la pellicola qui oggetto di esame. A più di trenta anni di distanza, restano molti dubbi sulla veridicità di tali fatti. In altri termini, l’unica cosa che è certa è la strage con cui si apre il film.
Da un punto di vista cinematografico, si assiste a una storia di sicuro impatto emotivo che parte in modo lento e cresce alla distanza. Occorre tuttavia dare atto che l’inquietudine è pressoché costante, grazie a un abile montaggio e a effetti sonori adeguati. L’unico appunto potrebbe essere mosso in ordine a qualche buco di sceneggiatura a cui si sarebbe dovuto ovviare (come mai il prete diviene pazzo dopo esser rimasto cieco?; che fine fa l’investigatore dopo aver parlato con il prete più giovane?)
La regia di Rosenberg, decisamente sopra le attese dal momento che non siamo alle prese con un “master of horror”, regala brividi a profusione (in particolare a chi ebbe modo di vedere l’opera nel 1979) e garantisce un taglio virtuoso che poco ha da spartire con il cinema hollywoodiano (gioca spesso con la messa a fuoco della mdp e strizza l’occhiolino ai registi eurpoei).
Tra le sequenze più riuscite citerei la presentazione iniziale della casa - con le inquadrature del massacro montate tra il passaggio da una camera all’altra - e la sequenza in cui il prete diviene cieco.
Geniale, dal punto di vista visivo e scenografico, l’architettura della facciata dell’abitazione: una struttura sinistra come poche, grazie alle due finestre superiori che – per la loro conformazione - paiono gli occhi di un demone accesi nella notte.
Ottime le interpretazioni. Meritano una menzione James Brolin, che si rivela tra i migliori del lotto, e un’energica Margot Kidder (la fidanzata di Superman, per intenderci) mai così carina e disinibita (un topless per lei, seppure velato). Cammeo per Murray Hamilton (il sindaco de “Lo Squalo”).
Agghiacciante la colonna sonora, una sorta di soundtrack sulla scia di “Rosemary’s Baby” con un tema sinistro unito a un coro intonato da bambini.
Insomma, un’opera che riesce a fare paura in più di un’occasione e ha finito per esser citata da film che sono diventati degli autentici masterpiece. Da vedere. Voto: 8
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