Regia di Tonino Zangardi, Marco Costa vedi scheda film
Una sceneggiatura che sembra riportare l'Italia e il suo cinema ai tempi di Napoletani a Milano (1953) e di Totò, Peppino e la... malafemmina (1956), ma che non riesce a rinverdire il successo di quei film i quali, al cospetto di Ma l'amore... sì assurgono al ruolo di capolavori assoluti.
Qui non c'è Napoli al confronto di Milano, bensì ci sono la provincia calabrese e Roma. Insomma, una sorta di Benvenuti al centro (ma la capitale per i calabresi è già profondo nord), con Roma che non è proprio Milano, ma rappresenta comunque la metropoli.
Il problema è che il film di Zangardi e Costa, se dal punto di vista sociale arriva in ritardo di cinquant'anni almeno, da quello comico non fa mai ridere. Non ci riesce la Barbera né il povero Haber, costretto nella parte di un innamorato che ricicla come proprie le poesie che i bambini imparano alle scuole elementari.
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