Regia di Maurizio Sciarra vedi scheda film
Maurizio Sciarra è un autore a cui interessa indagare l'animo umano. Dopo La stanza dello scirocco (buone intenzioni, scarsi risultati) e Alla rivoluzione sulla due cavalli (sopravvalutato e stucchevole), per il suo terzo lungometraggio si ispira liberamente (e niente di meno) che alla Sonata a Kreutzer di Tolstoj. La storia viene spostata e violentata ai giorni nostri, con Andrea (un Giorgio Pasotti timido e acerbo) che esce da un manicomio criminale dopo aver scontato una pena per un uxoricidio. Durante un concerto il rampollo (alle spalle una ricca e potente famiglia dell'alta finanzia internazionale) conosce Antonia, una pianista, e se ne innamora. Folgorato sulla via della bellezza e del fascino della donna, decide di sposarla immediatamente. Nel giro di qualche anno arriveranno tre figli, le consuete preoccupazioni, l'inevitabile calo della passione e la cosiddetta routine matrimoniale - insomma - prenderà il sopravvento. Come finisce non ve lo sveliamo, anche se è abbastanza facile dedurlo. Con tale materia e tali ambizioni ci volevano una mano ferma e una regia decisa, ma Sciarra è presuntuoso e smarrito: non supporta le immagini della stessa passione di cui sono fatti i sentimenti, e semina la sua trasposizione di dialoghi francamente imbarazzanti. Vanessa Incontrada si concede, con l'anima e soprattutto con il corpo, ma è ancora bloccata dal sapersi inesperta e cinematograficamente alle prime armi. Unica nota lieta: aver rivisto con sommo piacere (nei panni della governante) Maria Schneider, "icona parigina".
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