Regia di Simon Langton vedi scheda film
Ancora un clamoroso caso di piccolo film che meriterebbe ben altra considerazione: a tratti sembra di seguire una di quelle bellissime trame dei grandi scrittori di spy story.
Ancora un clamoroso caso di piccolo film che meriterebbe ben altra considerazione. Non siamo ovviamente di fronte ad un film clamoroso, anche perché la regia non trova guizzi o spunti per dare maggior risalto ad un’opera che guida fino in porto con stile molto tradizionale, ma a tratti sembra di seguire una di quelle bellissime trame dei grandi scrittori di spy story (Graham Greene, John Le Carré) pur se in tono minore. Il film ha tutti gli elementi necessari per essere seguito con forte interesse fino alla fine: è un buonissimo e purtroppo trascurato thriller di spionaggio dall'impianto classico e drammatico, in mano ad un eccellente gruppo di attori prettamente british, come la storia, tratta da un romanzo di John Hale.
Film in cui non mancano le sorprese e qualche sequenza d'azione ma soprattutto è ben raccontato il travaglio di un padre intensamente interpretato da Michael Caine, che ribellandosi a causa della perdita del figlio Robert (un buon Nigel Havers), reagisce in un modo imprevedibile ma giustificato contro l'organizzazione dello spionaggio britannico. E quando Caine è in un film di questo genere il risultato è garantito, anzi in questa occasione, necessariamente meno gelido delle altre occasioni – in cui era la spia spietata e molto professionale dei tempi d’oro - ma giustamente più umano e toccato nei sentimenti familiari, è passionale e intenso nei panni di un padre che scopre come le magagne dei servizi segreti siano arrivate dove non avrebbe mai immaginato.
Il cast non ha nulla da invidiare a film molto più noti e lo dimostra la presenza di attori come John Gielgud, James Fox e Gordon Jackson, nei ruoli che hanno sempre contraddistinto la loro indimenticabile carriera. In buona sostanza un film che meriterebbe di essere rivalutato e giustamente rilanciato.
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