Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Takeshis' e’ il primo film di una trilogia inaugurata nel 2005 dal grande autore giapponese, terminata un paio d’anni fa con Achille e la Tartaruga, e il primo film in cui Takeshi parla di se stesso, cioe’ di Beat Takeshi (si perche’ il celebrato regista ha il curioso vezzo di utilizzare due nomi differenti a seconda del ruolo che ricopre: Takeshi Kitano come regista, Beat Takeshi come interprete).
Il film si apre con un fantastico piano sequenza che ci porta in pieno secondo conflitto mondiale, tra le macerie di un bombardamento, con l’avanzata delle truppe americane fra i cadaveri dell’esercito giapponese; tra questi caduti, uno all’improvviso pare muoversi impercettibilmente: e’ un soldato nipponico che finge la morte per sottrarsi ad un destino inesorabile, ma nell’aprire gli occhi non si accorge che un soldato yankee lo sta osservando…gli occhi dei due si fissano, sicuri entrambi di quelo che succedera’ di li a poco.
Poco dopo capiamo che si tratta di una scena cruciale delle riprese dell’ultimo colossal della star giapponese, che fuori dal set si imbatte poco dopo in un bizzarro clown che gli assomiglia incredibilmente; quest’ultimo lo pedina per avere un autografo e nella speranza di ottenere una parte come sua controfigura. Poco dopo la star e il suo clone si confondono a tal punto da non riuscire piu’ a discernere l’uno dall’altro se non per il colore dei capelli.
Il sosia si immedesima cosi’ tanto nel personaggio di yakuza che interpreta abitualmente la star, da assumerne le sembianze; e’ l’inizio di una funambolica serie di sanguinose esecuzioni, incontri bizzarri di personaggi al limite della macchietta, di azioni disperate che il bizzarro sosia intraprende con incosciente tranquillita’ e un incedere goffo e traballante a cui Kitano ci ha abituato ormai da anni.
La realta’ forse non esiste o forse e’ meglio tenerla lontana a beneficio di una fantasia straripante e colorata che vede spuntare all’improvviso bruchi ballerini che si alternano a rapine sanguinarie girate con tecnica straordinariamente efficace. Bizzarro, eccessivo, dinamico e ironico, il film cela forse – neanche troppo nascostamente – l’esigenza di un autore di lasciarsi dietro quel genere visivamente molto seducente e riuscito, ma che comincia a stargli un po’ stretto.
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