Regia di Renato Polselli vedi scheda film
Una notte un prete incontra per strada un bambino vagabondo e ladruncolo e decide di occuparsi dei tanti, come lui, bisognosi di un posto dove stare per poter sperare in una vita normale. Trova tale luogo in una caserma dei carabinieri abbandonata, ma immediatamente la sua opera suscita sdegno, preoccupazione e perfino odio.
Solo Dio mi fermerà è una delle prime regie di Renato Polselli, futuro mestierante del cinema di genere nostrano, capace di confezionare pellicole con mezzi, interpreti e budget disperati (e con una predilezione per l'erotico). Qui, dovendosi ancora fare le ossa, il Nostro imbastisce - anche in qualità di sceneggiatore unico - una storia in odore di neorealismo pregna di significati civili e di retorica non del tutto necessaria, quasi didascalica, ma in fin dei conti giustificabile data la destinazione popolare del lavoro. Tutt'altro che disprezzabile il cast artistico, che vede comparire in scena fra gli altri Memmo Carotenuto, Lea Padovani, Olga Sobelli, Nora Visconti, Giulio Donnini, il sudamericano Gerard Landry e il piccolo Giancarlo Zarfati nei panni del coprotagonista Nottola: dieci anni appena, ma già una mini-carriera alle spalle, cominciata come figlio di Aldo Fabrizi nel suo La famiglia Passaguai (1951). In definitiva si può sostenere che il tasso emotivo fuori controllo penalizzi una storia altrimenti disposta in scena con sufficiente cura e degnamente recitata; da segnalare che si tratta della trasposizione delle vicende di un sacerdote realmente esistito, don Salvatore d'Angelo, effettivamente fondatore del Villaggio dei ragazzi in provincia di Caserta. La successiva regia di Polselli arriverà solamente tre anni più tardi e svelerà le sue reali ambizioni: sarà infatti L'amante del vampiro, horror vagamente pruriginoso e peraltro, per le sue possibilità, pure riuscito. 3,5/10.
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