Regia di Emidio Greco vedi scheda film
Il film mette in luce le capacitvà dell'attore, il suo sapersi esprimere senza ricorrere a verbalità, alle parola. Interessante lo spunto di un prigioniero che, evadendo da un carcere fatto di sbarre e mura, finisce in una gabbia peggiore, quella di uno sconfinato isolamento sociale. Un isolamento assai peggiore di quello di Robinson Crusoe, poiché subito in un contesto di umanità interattiva altrui. Qui sta la crudeltà di Morel, mettere a nudo il naufrago nella sua solitudine, rispecchiata in relazioni umane che gli sono estranee, indifferenti. In un altro senso però, la scoperta della macchina è un sollievo, assente nella società individualista che ti emargina senza rimedio. La pellicola rende un clima misterioso che per certi versi richiama Verne, mentre l'intento è ben più alto. Purtroppo la godibilità è messa a dura prova da un eccessivo dilungarsi della prima parte. Resta comunque un tentativo interessante.
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