Regia di Emidio Greco vedi scheda film
Emidio Greco arriva al debutto dietro la macchina da presa piuttosto tardi: a 37 anni, con questo L'invenzione di Morel; certo, Antonioni ci arrivò a 38, ma nel frattempo si era fatto le ossa con una lunga serie di documentari, mentre della formazione artistica di Greco si sa solo che lavorò per qualche tempo come regista televisivo (chiaramente Rai). Oltrettutto il romanzo (di Adolfo Bioy Casares) da cui decide di trarre il suo esordio, sceneggiato da lui stesso insieme al giornalista (Rai) Andrea Barbato, non è granchè facile a rappresentarsi per immagini, in quanto opera di stravagante stampo fantascientifico e gravata da dialoghi tanto rarefatti quanto fasulli, calcolati alla virgola, artificiosi; in questo senso l'uso quasi nullo delle musiche certo non aiuta. Il rischio di annoiare è concreto; a sollevare la media del prodotto accorrono le belle ambientazioni (spazi aperti di un Eden in rovina e interni sontuosi della villa di Morel) e un cast funzionante composto dalla bella Anna Karina (già musa e donna di Godard), Giulio Brogi (già con i Taviani, la Cavani e Bernardo Bertolucci) e John Steiner (visto in Tepepa di Petroni e, più recentemente, in Sbatti il mostro in prima pagina di Bellocchio); in una parte minore c'è anche Roberto Herlitzka. Di Greco si può quantomeno dire che la cura formale elegante fa presagire un'interessante prosieguo di carriera: e così in effetti sarà. 5/10.
Un naufrago in fuga trova rifugio su un'isola semideserta; i pochi abitanti sembrano non fare caso a lui. In una villa sfarzosa assiste di nascosto alla spiegazione dell'invenzione messa a punto dal padrone di casa, tale Morel: una specie di macchina fotografica che uccide le persone immortalate e le riporta in vita come sorta di ologrammi eterni.
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