Regia di Tanio Boccia vedi scheda film
Ex avvocato, uscito di galera Maurice Poitier decide di mettere in atto il piano per una megarapina di cui era venuto a conoscenza dietro le sbarre.
Dopo aver licenziato quasi un titolo all'anno nel corso dei due decenni precedenti, con l'arrivo dei Settanta si fa dura per Amerigo Anton, ovverosia Tanio Boccia, uno fra i maggiori esponenti del trash, dello Z-movie all'italiana; Studio legale per una rapina risulta essere il suo penultimo lavoro e fra l'altro non è fra i suoi peggiori, non è neppure malaccio di per sè. Trattasi di un noir dalla trama piuttosto raffazzonata, con evidenti lacune in termini di originalità (sceneggiatura firmata da Alfredo Sander e dal regista), ma diretto in maniera sufficientemente sicura, privo di momenti memorabilmente brutti o malfatti e con un cast nel quale non mancano attori professionisti degni di tale nome (Paul Muller, Ivano Staccioli, George Wang, Gianni Solaro), anche se il ruolo da protagonista è affidato al pressochè sconosciuto Emilio Vale. Autore soprattutto di peplum e di spaghetti western ricavati da budget irrisori, Anton/Boccia dimostra qui di sapersela cavare - forse va aggiunto: meglio - con il dramma, l'azione e il crimine che costituiscono il fulcro di Studio legale per una rapina, il cui titolo vorrebbe presumibilmente essere un gioco di parole fra la professione (avvocato) del protagonista e il suo proposito articolato ('studio') di mettere a segno un colpaccio: ma dubbi simili non fanno che raccontare della modestia e dell'approssimazione con cui la pellicola è stata prodotta. 3/10.
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