Regia di Bo Arne Vibenius vedi scheda film
Cult svedese degli anni '70 di Quentin Tarantino, incentrato su di una ragazza muta costretta a prostituirsi a causa di un "protettore" che la fa diventare pure eroinomane e le cava un occhio quando questa graffia un cliente. Dopo tanto sofferire, la ragazza decide vendicarsi, imparando il karate e soprattutto a sparare.
Cult svedese degli anni '70 di Quentin Tarantino (il regista americano, infatti, si è ispirato alla protagonista senza un occhio di questo film del 1973 per creare il personaggo di Elle Driver, interpretato da Daryl Hannah nei due "KILL BILL"), incentrato su di una ragazza muta costretta a prostituirsi a causa di un "protettore" (un giovane svedese cattivissimo che nei lineamenti del viso somiglia terribilmente al nostro Paolo Ruffini, attore toscano con la classica faccia da "bischero", usato in parecchie commedie modene italane per ruoli tutt'altro che indimenticabili) che la rapisce, la fa diventare eroinomane e le cava pure un occhio quando questa graffia in faccia ad un cliente. La pellicola non ci va piano con la violenza e questa ragazza che gira per 3/4 di film con una benda sull'occhio, che viene pure violentata da bambina da un pedofilo barbuto (è così che ha perso la parola), ci va giù pesante quando si addestra (prendendo lezioni di guida, di autodifesa e di tiro al bersaglio) e si vendica del suo protettore/rapitore. Senza molto senso le scene rallentate delle sparatorie e del karate (forse hanno meno senso le scene del karate rallentato, perché sono troppo abituato a vederle veloci in altri film, ma le sparatorie rallentate che sono grandiose nei film di Sam Peckimpah dell'epoca possono risulare ridicole se girate da registi inesperti come questo svedese, che vorrebbe fare l'impegnato), inutili quelle hard da cinema pornografico (d'accordo le scene di nudo della ragazza, ma se si sceglie il thriller violento si potrebbero anche ecitare i dettagli degli ampmessi, con tanto di grossi falli che penetrano dentro e fuori). Nonostante ciò, il film mi è piaciuto, perché ci fa entrare nel mondo muto della ragazza così bene che, quando un attore, tipo il cattivo principale, si mette a parlare, sembra che s'interrompa una sorta di magia. .
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