Regia di Don Siegel vedi scheda film
Nella solita sonnacchiosa cittadina della provincia americana cominciano a succedere cose strane: alcune persone si comportano in modo diverso da come avevano sempre fatto, i loro parenti mostrano di non riconoscerli ma poi cambiano improvvisamente idea. La tensione sale a poco a poco, mentre si fa strada una verità agghiacciante. Siegel firma un film geniale, che ribalta dall’interno i canoni della fantascienza paranoica e maccartista degli anni ’50: i nemici provengono dall’esterno, è vero, ma hanno le facce rassicuranti di persone che conosciamo da sempre e di cui ci fidiamo. Si è quasi portati a cedere alla tentazione più subdola: forse è meglio arrendersi, forse tutto sommato quel mondo appena intravisto è la soluzione migliore ai problemi dell’umanità (“Io amo Becky. La amerò domani come la amo oggi?” “Non è necessario l’amore”); “forse gli automi hanno ragione”, come scrive Montale. Resta impressa nella memoria la terribile bellezza della scena in cui Kevin McCarthy, subito dopo aver baciato Dana Wynter, capisce che anche lei è diventata come “loro” e che non tornerà mai più a essere quella di prima. E il finale imposto dalla produzione è così palesemente posticcio, così futilmente autoconsolatorio che non dà neanche fastidio: tanto a quel punto abbiamo capito che hanno vinto i baccelloni, e che i prossimi saremo noi.
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