Regia di Don Siegel vedi scheda film
Sempre seguendo il consiglio di un utente cinefilo del forum, ho recuperato, dopo qualche difficoltà, il caposaldo della fantascienza, ora vintage, l’Invasione degli Ultracorpi. Come per Ultimatum alla Terra, avevo visto solo i remake ed è effettivamente prezioso recuperare il film originale e comprenderne lo straordinario valore.
Anzitutto, trovo elegantissima la scrittura: non c’è una parola di troppo, non c’è una scena in più, tutto è assolutamente funzionale e il film scivola via velocissimo e portentoso.
A mio avviso, il pregio dei film di fantascienza, di qualsiasi epoca, è quello di creare un universo coerente e credibile per lo spettatore: Guerre Stellari, Star Trek, Blade Runner, Matrix etc. riescono in questa impresa e chi vede il film è catturato e vive la storia accettando compromessi e credendo, per la durata del film, alle premesse poste dal regista e degli sceneggiatori.
Se si racconta di alieni, replica di umani, che escono informi da baccelli giganteschi il sarcasmo e la commiserazione degli uditori sarebbe pressocchè inevitabile, mentre se si guarda il film ci si crede eccome e si vive il terrore della sostituzione dell’umanità con una impostori che fanno parte di una collettività che sembra ma non è pacifica e vive una sorta di uguaglianza forzata, priva di emozioni e desideri e complessivamente disumana.
Il film è meraviglioso e ha diversi piani di lettura, uno dei quali mi spaventa: non è forse vero che, ora, la nostra società si sta disumanizzando?
Non è forse vero che, io per primo, siamo iperconessi e propensi a comunicazioni non reali e poco propensi verso il prossimo e le sue esigenze.
Non è vero forse che ci commuoviamo per i bambini denutriti che vediamo negli spot sociali, mentre non riusciamo a distinguere i veri bisognosi nella folla di persone che ci chiede qualche spicciolo.
Questo film suscita in me, una marea di domande ed i nostri baccelli sono l’immersione in una società in cui l’ipercomunicazione e la sovrastimolazione ci rendono insensibili e sordi.
Ritornando al film, senza pretesa di originalità, mi limito a telegrafiche osservazioni: è certamente ragguardevole l’interpretazione di Kevin McCarthy, attore solidissimo e longevo dalla carriera profilica e straordinaria.
Pure intensa è la prestazione attoriale di Dana Wynter, anch’ella attrice di bravura indiscutibile e di una bellezza classica e intramontabile che apprezzo molto.
Poi mi permetto di segnalare, come tanti, la presenza duplice di Sam Peckinpah, sceneggiatore, secondo alcune fonti, del film dell’immenso regista Don Siegel, e anche attore del film in un piccolo cameo ossia il finto addetto al gas, che piazza i baccelli nella cantina del protagonista.
Sam Peckinpah si è reso protagonista del cinema western e di una vita molto difficile e contrastata, ma ha iniziato qui.
Da vedere e rivedere.
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