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Conduct Zero

Regia di Jo Geun-shik vedi scheda film

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La recensione su Conduct Zero

di joseba
8 stelle

Seoul, anni '80. Re indiscusso della scuola di Moonduk, Joong-pil si infatua di una ragazzina secchiona, Min-hee, rifiutando le attenzioni della bad girl Na-young, ma nel frattempo il nuovo (e prestante) arrivato Sang-mahn insidia il suo primato. A Joong-pil si pone un'alternativa: rinunciare bonariamente alla leadership scolastica o battersi con il temibile Sang-mahn per riaffermare la sua supremazia. Uscito il 27 dicembre 2002 in Corea, "Conduct Zero" (aka "No Manners") ha totalizzato la bellezza di oltre un milione e mezzo di spettatori, classificandosi al decimo posto tra i campioni nazionali d'incasso dell'anno (dati da http://koreanfilm.org/). Il segreto del successo della teen comedy dell'esordiente Cho Keun-sik (classe 1968), recentemente edita in dvd dalla RHV con la collaborazione del Far East Film Fest di Udine, è la ricchezza di toni e sfumature: l'impostazione visiva da manhwa (i fumetti coreani) non appiattisce il film alla dimensione della caricatura, ma ne allarga gustosamente il compasso narrativo, lasciando spazio alla varietà e alla dissonanza stilistica. Se le sequenze concitate e sgangherate non scarseggiano (iperbolico e spassosamente ostentato l'utilizzo degli effetti digitali), i personaggi sono sbozzati con energia e delicatezza, rendendo i loro profili psicologici tutt'altro che stereotipati e costretti in schemi rigidi. Pur rispondendo a una visione del mondo dichiaratamente fallocentrica ("Devi pensare con il tuo uccello", sentenzia la voice over), gli adolescenti ritratti da Cho Keun-sik sanno all'occorrenza derogare dal principio enunciato e riconoscersi fragili, incassando i colpi ricevuti con dolente, composta amarezza. Altro sentimento perfettamente veicolato dal film è l'agitazione che precede il conflitto: un magone che attanaglia lo stomaco e che costringe a confrontarsi con la propria reputazione. La regia di Cho è prevalentemente ruvida e aderente ai corpi (macchina a mano e primi piani in abbondanza), ma di tanto in tanto, a sfruttare gli effetti di comicità o sorpresa che ne derivano, allontana lo sguardo e iscrive brillantemente i corpi nello spazio. Da sottolineare anche l'attenzione ai particolari (il dettaglio delle ruote dei pattini, il modo scalcagnato di calzare le scarpe), la grande varietà dei generi attraversati (dal martial arts film al gangster movie) e la sarcastica collocazione cronologica negli anni'80, quando il regime di Chun Doo-hwan imponeva ancora pratiche paramilitari come l'onore all'ammainabandiera e le adunate mattutine (in un film tanto zigzagante tali storture risultano ancora più surreali). Prefinale di furibonda, impressiva fisicità. Voto: 7 e 1/2

PS- Impossibile non credere che il titolo scelto non intenda riecheggiare, in virtù di qualche nesso che sul momento mi sfugge, "Zéro de conduite" (1933) di Jean Vigo, un film pas mal.

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