Regia di Anthony Russo, Joe Russo vedi scheda film
Con la traduzione italiana del titolo si perde la rima dell'originale. Ma non fa niente. Fa invece che il doppiaggio rovina la verve di Owen Wilson, ottima faccia (e mente) del cinema contemporaneo, e unico motivo di interesse (assieme ai suoi capelli, soprattutto nella scena di "arsura" domestica) di un filmetto peggiore di quanto si è disposti a pensare dati i contesti e le aspettative. I fratelli Anthony e Joe Russo, su sceneggiatura di Mike LeSieur, partono con una misoginia esplicita e preoccupante (Dupree/Wilson e Carl/Dillon non possono "stare assieme" per colpa dell'indisponenza della moglie di quest'ultimo, Molly/Hudson); poi diventano ultratradizionalistici (Molly e Dupree fanno comunella, mentre Carl pensa che l'amico lo tradisca con la moglie); infine celebrano le istituzioni (ovviamente il matrimonio trionfa, nonostante incendi e suoceri ingessati) e l'americanismo del successo individualistico e new age (Dupree diventa portavoce applaudito della fede nelle potenzialità innate di ogni uomo, anche dei più sfigati). Mica male per un prodotto che appare in superficie una "normale" commedia hollywoodiana odierna. Nella "norma". Appunto.
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