Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Il vecchio leone ruggisce ancora. Eastwood gira un ottimo film bellico, solido, sobrio e rigoroso.
Siamo nel 1945, presso l’isola di Iwo Jima. Il mare è affollato da navi da guerra, che solcano l'Oceano Pacifico. Al passaggio degli aerei, tutti i soldati si sbracciano festosi, un marine, nella foga dell’entusiasmo si sporge troppo e cade in mare, la nave non si ferma per soccorrerlo, ma continua la navigazione,: "e ci dicevano che nessuno verrà abbandonato", commenta amaro uno dei commilitoni. La guerra infuria e un manipolo di soldati viene immortalato in una foto scattata durante la battaglia e che diventerà iconica. L'istantanea ritrae cinque marine e un marinaio nell’atto di innalzare la bandiera a stelle e strisce.
Quell'immagine divenne il simbolo dell'orgoglio americano, riuscì a risollevare lo spirito di un popolo sfiancato, risollevò l’umore di una nazione e fece di nuovo sperare che il paese avrebbe potuto vincere la guerra. E proprio su questa foto, così pregna di significati e di simboli, Eastwood costruisce la sua storia, stigmatizzando il ruolo cinico dei media, l'utilizzo sprezzante e strumentale che i politici fanno sulla pelle del popolo, ma parlando anche di razzismo, di false promesse e dell’insensatezza della guerra, che non si sa nemmeno perché si faccia.
I Protagonisti sono John "Doc" Bradley ufficiale Sanitario della Marina; Ira Hayes marine di origini pellerossa e Rene Gagnon un portaordini militare; gli unici tre sopravvissuti tra i soldati ritratti della foto, quasi obbligati ad intraprendere un tour promozionale per la raccolta di fondi ed esibiti in pubblico. Attraverso i loro ricordi, vengono raccontati alcuni momenti della battaglia, una delle più sanguinose della Seconda Guerra Mondiale. Eastwood gira queste scene con filtri grigio/blu, utilizzando montaggi veloci, soggettive aspre, una perfetta costruzione delle sequenze “action”e delle esplosioni di violenze, con scene cruenti che ricordano “Salvate il soldato Ryan” A proposito, Spielberg ha partecipato alla produzione del film. Poi ci viene narrata la violenza più subdola, quella sottotraccia della politica, i tre soldati devono trasformarsi in attori e inscenare la recita degli eroi, per la propaganda politica e soprattutto per fare cassa, costretti a incontrare anche i genitori dei caduti e anche a dover ripetere la scalata su una finta collina di carta pesta, davanti ad un pubblico da stadio, per dare spettacolo e persuadere gli americani a contribuire ai fondi necessari per il prosieguo del conflitto. E quando, Ira, non riuscendo più a sopportare questa farsa, se ne sottrae dando di matto e ubriacandosi, viene rimandato al fronte senza troppi complimenti e senza neanche poter rivedere la madre .La regia è sobria, con un realismo fatto di primi piani e controcampi, una visione amara dell'America di quegli anni, non troppo diversa da quella di oggi, ricca di contraddizioni, dove Ira da una parte viene osannato sul palco, ma dall’altra, cacciato dai bar, in quanto pellerossa.
Pregio del film è non aver voluto dare un taglio epico, ma attenersi ad una ricostruzione fedele, distaccata, imparziale, degli avvenimenti narrati. È un buon prodotto cinematografico, non esente da difetti, spezzettato con troppi flashback a rendere la narrazione frammentaria, ma comunque valido. Eastwood, riesce a girare un film sulla guerra evitando di cadere nei cliché della retorica della vittoria e dell’eroismo da copertina, ma con una storia, come recita la voce fuori campo nel finale “sul modo con cui gli uomini cercano di spiegare ciò che è incomprensibile, e cioè che un uomo possa sacrificare la vita per un altro. “Flags of our fathers” per certi versi s’ispira al grande maestro, John Ford, come lui il suo scopo è quello di raccontare la verità in maniera semplice e lineare. sobria, E così Eastwood racconta la vera storia di questi eroi per forza, che eroi non erano ma semplici ragazzi, forse nemmeno troppo coraggiosi, ma impegnati in battaglia, per i propri amici. Eastwood è un regista di indubbio valore e ormai di saggezza antica e sa dire cose semplici in modo diretto. Gli eroi sono quelli che si spendono per amore di un altro. Corre obbligo sottolineare che il film non è l’indimenticabile capolavoro, ma ciò che si apprezza è che Clint continui con coerenza e umanità, un percorso iniziato da "Gli spietati" nel.raccontare di rapporti tra padri e figli. Questo film nasce dalla volontà del figlio di Doc, uno degli eroi di Iwo Jima, di capire fino in fondo il presunto eroismo del padre e comincia a intervistare i veterani, va a caccia di foto ingiallite. È un viaggio che compie il figlio, giornalista alla ricerca del Padre e che finisce in uno splendido abbraccio.
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