Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Severo e lucido, Eastwood ristabilisce la verità attorno all'infamante imbroglio della foto di Iwo Jima.
E' il punto di vista che crea l'oggetto (Saussure). Eastwood parte da un oggetto, ovvero la foto scattata sul monte Suribachi, e dai diversi punti di vista dei soggetti storici coinvolti nella vicenda cui quella foto ha dato luogo (quindi, il popolo, lo Stato e gli "eroi" in essa raffigurati), e propone come suo solito una fredda e chiara riflessione intorno alle macchioline sulla fedina penale della sua nazione. Quella foto è stata essenzialmente una delle più clamorose e strumentali esibizioni di prepotenza fallica degli USA. C'è ben poco fervore nazionalistico condensato nel gesto di porre una bandiera sopra una montagna in un momento di massima tensione bellica: il senso alla base è molto più prosaicamente "non vi è alcun limite invalicabile per gli Stati Uniti, noi possiamo erigere il nostro membro come e dove vogliamo". Fu questo il messaggio trasmesso al popolo: gli Stati Uniti non come nazione unita, orgogliosa e fiera, ma come potenza indistruttibile e onnipotente. La retorica dell'eroe propalata è susseguente: l'America è grande, è più grande dei propri nemici, perché grande è chi combatte sotto la sua bandiera. La prima falla è che i soldati stessi sono i primi a non sentirsi degli eroi. Quella foto occulta tutto il substrato di morte e desolazione che ne costituisce l'humus ineludibile. I soldati non combattono per la patria, né per mostrare al nemico di essere più forti di lui: la guerra è una macabra lotta per la sopravvivenza. Il concetto di eroe è un costrutto mentale astratto che non appartiene nemmeno all'eroe stesso. E' una favoletta che ci si racconta per non ammettere di essere dei dispensatori di morte. Il primo inganno della foto è pertanto concettuale. Il secondo inganno è storico: quella foto è un falso, è la stanca replicazione del primo prometeico gesto dell'issare la bandiera sulla vetta nemica. I soldati elevati a simboli di una nazione dalla macchina propagandistica non solo non sono degli eroi, ma anche degli impostori. Il terzo inganno è di scopo: la possente America grida al suo popolo che con quella foto vuole risvegliare i cuori ripieni di amore patrio, ma silenziosamente passa con il piattino per raccoglierne l'elemosina. Flags of Our Fathers, o storia di un grande imbroglio: destituita dei suoi risvolti concettuali, delle sue verità storiche, della sua genuinità, quella foto azzera la propria mistica per cadere in un oblio senza fine.
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