Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Eastwood durissimo, critico contro l'operato americano in terra giapponese, contro l'esaltazione degli eroi tipica degli Usa, contro la propaganda e la disinformazione del potere, contro la guerra in sè. Lucido nello stile e diretto nei contenuti, Flags of our father soffre però di una certa lentezza ed appare talvolta ridondante e prolisso, ad esempio nelle lunghe sequenze dei combattimenti che paiono un po' finite in sè stesse. E infine anche il revisionismo Usa sulla seconda guerra mondiale non è più decisamente cosa nuova, anche se sempre gradita. Il film fa il paio con Lettere da Iwo Jima, che tratta dello stesso combattimento, ma dal punto di vista giapponese, uscito a breve distanza da questo Flags.
A Iwo Jima gli americani condussero la loro prima battaglia in terra giapponese, nel 1944; isola di grande importanza strategica, venne conquistata con grande fatica e dispendio di vite umane. Una foto simbolica di quella vittoria è rimasta nell'immaginario statunitense; sei marines sulla cima di un monte piantano la bandiera Usa. Il figlio di uno dei sei (dei quali solo tre sopravvissero ad Iwo Jima) indaga sulla foto e scopre che fu scattata nei primi giorni dei combattimenti e non a conquista avvenuta, e che i sei erano soldati normalissimi e non eroi. Perchè il governo Usa aveva strumentalizzato l'immagine come simbolo della vittoria sui giapponesi? Per fare morale e per fare cassa.
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