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Il testamento

Regia di Richard Marquand vedi scheda film

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La recensione su Il testamento

di undying
5 stelle

Un horror che sta tra il tema suggerito e classico della Hammer e la più esplicita corrente di metà Anni '70. Assieme a Delirium house di Norman J. Warren, da più voci accostato (impropriamente) al precedente Suspiria. Curioso, ma non troppo riuscito.

 

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Margaret (Katherine Ross) riceve una proposta di lavoro molto importante. Si trasferisce quindi dall'America in Inghilterra, assieme al compagno Pete (Sam Elliot). La coppia sta per raggiungere la destinazione, quando un incidente in moto obbliga Margaret ad accettare l'ospitalità di Jason (John Standing), un eccentrico miliardario che vive in una enorme tenuta, lontano dal caos e dalla frenesia della città. Mentre sul posto giungono altre persone, socialmente molto influenti, che sembrano avere un legame (ambiguo) molto forte con il proprietario, sul tardi Jason propone a Margaret e Pete di pernottare, data la difficoltà di trovare un meccanico.

 

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Esordio in un lungometraggio per il misconosciuto regista televisivo Richard Marquand, noto per avere poi diretto, nel 1983, Il ritorno dello Jedi. Il testamento, pur essendo stato realizzato in un momento in cui il genere horror è gia avviato verso una compiaciuta messa in scena dell'eccesso (Zombi di Romero/Argento, ad esempio, è dello stesso anno) si mantiene su un registro molto raffinato, molto curato per atmosfere e situazioni che più lo avvicinano allo stile della Hammer. E non è un caso visto che il testo vede tra gli autori anche Jimmy Sangster, già aiuto regista del talentuoso Michael Carreras e con trascorsi di produttore/sceneggiatore molto prolifico in casa Hammer. Ciò che rende modicamente interessante questo film, oltre all'anacronismo dovuto appunto ad una confezione degna del decennio precedente, è l'insolito connubio con elementi/cliché del periodo. Dalla presenza di un patriarca infermo, in una camera appositamente riservata, orribile a vedersi e con voce sibilante (da cui l'accostamento a Suspiria) ai decessi piuttosto crudeli cui vanno incontro gli ospiti della inquietante struttura. Il budget, lo si nota, è davvero al limite ma il gore si fa insistito e un paio di scene sono davvero inquietanti per accanimento e durata dei supplizi. Anche gli attori, tutto sommato, se la cavano decorosamente. Tra loro rimane impresso Karl -per il terribile destino (arso vivo) riservatogli- interpretato da Charles Gray, celebre psicologo narrante nel musical The Rocky horror picture show.

 

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Ambiguo, con presenza di gatti dall'indecifrabile ruolo -enigmatici al pari della severa servitù- questo The legacy non riserva (visto oggi) molte sorprese e agli occhi dello spettatore improvvisato potrebbe incutere più noia che interesse, esattamente come potrebbe poi accadere con la visione di un qualsiasi film del passato (in particolare del catalogo Hammer). Più che altro ha raggiunto una certa fama per il poco appropriato accostamento a Suspiria, assieme all'altro (ben più) brutto lavoro che è il contemporaneo -e conterraneo- Delirium house di Norman J. Warren.  È circolato da noi solo in televisione, rimanendo a lungo inedito per poi arrivare tardivamente (nel gennaio del 2014) in home video. Lo ha distribuito in dvd la 30 Holding proponendo una edizione davvero spartana. La versione è integrale, come dimostrano i segmenti in lingua originale senza sottotitoli, ma oltre alla totale assenza di contenuti speciali è da segnalare la presenza di una traccia audio italiana mediocre per qualità e resa.

 

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