Regia di Michel Ocelot vedi scheda film
Il biondo Azur e l'arabo Asmar crescono assieme, accuditi dalla bambinaia del primo, che è anche madre del secondo. Un brutto giorno il ricco padre di Azur scaccia Asmar e la mamma, e solo anni dopo il giovane li ritroverà nella loro terra, dove la nutrice è nel frattempo diventata un'importante mercante e il compagno di giochi un rispettato e valoroso cavaliere. Che naturalmente ha nei confronti dell'ex amico un risentimento grosso come una casa. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, Azur e Asmar è il nuovo film d'animazione dell'autore di Kirikù, il simpatico monello africano. Questa volta è più elevata l'ambizione, tradotta in un racconto forse troppo adulto per poter davvero appassionare un bambino. Problema non da poco, perché per noi il messaggio è chiaro (Azur è l'occidente, Asmar l'Islam), ma chi ha tra i tre e gli otto anni magari si annoia un po'. È un peccato, visto che i momenti di fascinazione non mancano, e la visionaria fiaba della Fata dei Jinns, una specie di film nel film, appassionante. Michel Ocelot ha lavorato per sei anni a questo lungometraggio, visitando il Maghreb per poi rievocarlo nei disegni, e studiando l'Islam medievale per non sbagliare nel ricostruirlo come luogo e tempo culturalmente molto più fecondo del corrispettivo cristiano, assai più oscuro. Lo sforzo è evidente nella stessa estetica del film, più ricca che nelle prove precedenti, ma purtroppo non ci impedisce di rimpiangere un pizzico di poesia in più.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta