Regia di Michel Ocelot vedi scheda film
Un bel cartone, esteticamente splendido, per come rende omaggio al meglio dell’estetica araba, e alle sue geometrie. Gioca molto sul leggendario, anche così rendendo omaggio alla tradizione islamica magrebina di cui sembra voler trattare.
Nei silenzi e nell’aulicità, così come nel tratto e nelle musiche, è assai poetico. Forse un po’ troppo sognante: ma così piace all’infanzia, ed è giusto per un prodotto di questo tipo (peraltro col merito di non essere affatto commerciale!).
Intelligente nella denuncia di tanti errori: la cattiveria verso i sottoposti; il razzismo (qui quello degli islamici: aspetto originale, se mostrato da noi); l’odio verso i discendenti dei propri aggressori, discendenti che però non hanno colpa, anzi.
Intelligente anche nel mostrare i lati opposti della xenofobia: non solo quella che agiamo verso altri, ma anche quella che altri agiscono verso di noi, magari da punti di vista più elevati di quelli che sospetteremmo (per ignoranza!).
Felice lo sbocco nell’affetto, che mostra la scorrettezza delle chiusure aprioristiche, e la convenienza e la superiorità dell’affetto medesimo. All’insegna di un cosmopolitismo corretto, in quanto consono ai vantaggi della fratellanza universale.
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