Regia di Amando de Ossorio vedi scheda film
Primo capitolo di una singolare tetralogia sui resuscitati ciechi, ispirata dal capolavoro di Romero (La notte dei morti viventi) ma originalissima per come propone il look dei ritornanti, le loro movenze e, più in generale, per un'atmosfera macabra e surreale, ben lontana da cervellotici doppi sensi (appiccicati a posteriori).
Virginia e Roger invitano Betty ad unirsi a loro per un viaggio in treno, con destinazione qualche giorno in campeggio. Le due ragazze, legate in passato da una relazione omosessuale, provano però sentimenti di gelosia a causa di Roger. Virginia, per tale motivo particolarmente sconvolta, vuole abbandonare il convoglio e, visto che sul percorso non esiste una stazione ferroviaria, lo fa gettandosi dal treno. Raggiunto un villaggio abbandonato si prepara a trascorrere la notte tra edifici in declino quando, strani rumori, destano la sua attenzione: dalle tombe di un circostante cimitero cadaveri, ormai scheletrici, di Templari (alcuni a dorso di cavallo) stanno muovendo lentamente verso di lei...
Nel 1970 sono passati un paio di anni da quando George A. Romero ha realizzato La notte dei morti viventi, una pietra angolare del cinema horror a base di revenant che poi, successivamente, la critica ha voluto caricare di eccessivi significati politici, evidentemente assenti nelle intenzioni originali degli autori (Romero e Russo).
In Spagna, nazione sensibilmente portata alla realizzazione di pellicole horror, un regista che già aveva affrontato il genere con Malenka, la nipote del vampiro (1969) e dal profetico cognome, ovvero tale Amando (nomen omen) de Ossorio, realizza un'opera che, in tutta evidenza, trae spunto dal lavoro americano: non solo per il minimalismo di messa in scena (che ne accresce il clima di angoscia e mistero), quanto per le scene con disseppellimento dei cadaveri e per una certa violenza di fondo, che si manifesta in circostanze analoghe (con gli zombi in gruppo a fare, della vittima di turno, banchetto).
Detto questo, e quindi saldato il debito della referenza, va aggiunto che de Ossorio realizza un film decoroso e originalissimo, che prende le distanze (e in pochi momenti pure supera) il modello di ispirazione.
Così grande pezzo di cinema è rappresentato da quel quarto d'ora che si concentra nell'epifania degli scheletrici Templari deviati (in Satana), scomunicati, condannati all'impiccagione, cecati dai corvi (donde la titolazione italiana) e infine "ritornanti", alcuni con dotazione di cavallo anch'esso resuscitato.
E sono, i malefici guerrieri crociati, dotati di lungo saio nero con cappuccio, consumato in stato di sepoltura, brutti, sporchi e cattivi. Anzi: cattivissimi come dimostra una sequenza (allucinante) su un vagone all'interno del quale persino i bambini incorrono nella cattiveria pura che muove, alimenta, corpi evidentemente privi di anima e pure di spirito. De Ossorio compone suggestive sequenze con apparizioni improvvise di mani scheletriche e minute che, infilandosi tra i più stretti pertugi di porte o muri, si avventano sulla sensuale Virginia, ragazza non solo sconsiderata per essere scesa da un treno in corsa, ma anche disinibita: perché attratta da persone del suo stesso sesso e soprattutto (come sentenzia uno dei personaggi all'obitorio) "perché se ne va in giro mezza nuda".
E in questo, de Ossorio batte Romero 2 a 1: non solo perché l'uso del colore contribuisce a rendere più accattivante le (scarne) scenografie -e a rendere maggiormente impressionante il fluire di rosso liquido organico (nella scena centrale con i templari a sgozzare una sensualissima vittima per poi berne il sangue)- ma anche perché la componente erotica nella pellicola spagnola c'è, è presente e si manifesta -ad esempio- sia nel modo di vestire di Virginia (ovvero con short che nulla lasciano in spazio all'immaginazione), sia nel sensuale spogliarello oscurato dalle fiamme che la ragazza esegue prima di coricarsi nel sacco a pelo.
Le tombe dei resuscitati ciechi: scena
Certo, è presente anche una certa lentezza, soprattutto nella zona centrale del film, ma il restante girato, rimane impresso e incanta grazie anche ad un sapiente uso del ralenty (più esteso però nei sequel), all'originalissimo look dei Templari e all'uso del suono: con una sorta di vocalizzo gutturale, che mescola -quando i ritornanti si manifestano- incomprensibili esternazioni latine a veri e proprio sgraziati mormorii.
E pure quel finale incredibile, con il fermo immagine e le urla ininterrotte che arrivano dal treno, ben si addice ad un film di certo interesse, primo capitolo di una tetralogia che, giustamente, è diventata di culto tra gli appassionati dell'horror.
Le tombe dei resuscitati ciechi: manifesto dell'edizione spagnola
Citazione
"I Templari avevano partecipato alle crociate, riportando dall'Oriente favolose ricchezze ma anche i riti macabri e crudeli della magia nera (...)
Riportarono dall'Oriente molti segreti, anche quello della vita eterna (...)
Sgozzavano le vergini del villaggio, per berne poi il sangue. Continuarono a terrorizzare il paese fino a quando il Re li catturo' e li condannò tutti a morte. Furono impiccati, a perenne esempio della fine che tocca a chi si allontana dalla Santa Fede. I corvi divorarono i loro occhi".
La serie
Cronologicamente, la quartina di pellicole firmate da Amando de Ossorio, è composta da:
1 - La noche del terror ciego (1971) - in italiano Le tombe dei resuscitati ciechi (aka Le tombe dei sepolti ciechi o Le tombe dei morti senza occhi);
2 - El ataque de los muertos sin ojos (1973) - in italiano La cavalcata dei morti senza occhi, ovvero La cavalcata dei resuscitati ciechi;
3 - El buque maldito (1974) - in italiano La nave maledetta;
4 - La noche de las gaviotas (1975) - in italiano La notte dei gabbiani, La notte dei resuscitati ciechi (DVD Mosaico).
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