Regia di Amando de Ossorio vedi scheda film
Per l’epoca e visto il budget, si tratta di un autentico gioiellino da segnalare e analizzare in un’ipoteca antologia dedicata all’horror. L’opera soffre di qualche calo di ritmo e di qualche difetto nella gestione del soggetto (io non avrei fatto uscire subito all’inizio i "ritornanti" e avrei giocato più su un taglio giallo), al di là di questo, però, il soggetto è davvero geniale e farà da scuola a molti registi successivi. L’epilogo, dove si riesce a scongiurare la previdibilità, è magistrale (Fulci lo citerà, più o meno volontariamente, nel suo "Zombi 2"; come sarà ripresa anche l’idea degli esseri ciechi che attaccano chi urla, si veda il recente "Dead Silence") così come il flashback sulle pratiche sacrificali dei templari (questa sequenza l’ho citata involontariamente io in un mio racconto). Non mancano spruzzate erotico/perverso in stile Jess Franco (su tutte uno stupro nel bel mezzo di un cimitero). La regia non è pefetta, De Ossorio non è un maestro nello scandire ritmi solleciti (i due sequel lo confermeranno) e ci sono varie cadute, convince poco anche la fotografia. Nonostante questo, però, il film è senz’altro da vedere e si rivela molto innovativo per l’epoca (questa caratteristica si avrà anche nei meno curati sequel con il terzo, addirittura, che sarà copiato pari pari da Carpenter per "The Fog"). Interpretazioni sufficienti, notevole la colonna sonora che introduce l’ingresso in scena dei templari. Make up accettabile (abbiamo zombi mummificati). Da recuperare e tenere in videoteca come pellicola storica della cinematografia di genere. Voto: 8 (un punto in più considerato il basso budget e il periodo di produzione)
Benone.
Renderei più gialla la sceneggiatura, gestendo meglio i templari che avrei fatto uscire solo alla fine, lasciando il dubbio che dietro tutto ci fosse una serie di delitti. Eliminerei la ragazza che si trasforma in zombi, perché è un elemento scollegato da tutto il resto (viene messo a far brodo).
Poteva fare di meglio, ma ha il grande merito (cosa non da poco) di aver anticipato, e in più di un'occasione, i maestri del genere. Giustamente, nella penisola iberica, viene considerato un maestro.
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