Regia di Marcel Achard vedi scheda film
Bello e onesto film musicale, ispirato alla vera vicenda della soprano Hortense Schneider e del maestro Jacques Offenbach. Annaspa nella prima parte, ma si riprende eccellentemente in seguito, facendosi irresistibile e godibile. Sconosciuto e dimenticato. Peccato.
Vera storia, romanzata, della bella Hortense Schneider, cantante, portata al successo nel mondo dell'operetta dall'attempato e disilluso maestro Jacques Offenbach. Seguiranno innamoramenti, inganni, bugie e un mare di spasimanti - califfi, generali, principi - per la bella soprano intenta a civettare con mezza Parigi.
Coproduzione franco-italiana, misconosciuta, che va via via crescendo e recuperando il fiato corto mostrato nella prima mezz'ora. Film musicale e, di tanto in tanto, un po' troppo lungo proprio nelle sezioni cantate, ma irresistibile nella ricostruzione d'epoca (siamo in pieno Ottocento) e nel suo essere commedia garbata ma qua e là maliziosa. Certo, le dinamiche tra i personaggi e i sentimenti che, di volta in volta, li legano possono apparire, a una prima analisi, alquanto scontati, ma non dimentichiamo l'anno di produzione e il pubblico cui la pellicola si rivolge. Emerge, tra gli altri, il personaggio del maestro Offenbach, interpretato da Pierre Fresnay, tenero e al contempo ineffabile, espressione di un'età crepuscolare e apprezzato genio della musica, strattonato, maltrattato dalla sua musa eppure sempre a galla, oltremodo orgoglioso e prolifico, sagace abitante delle nuvole, come gli rinfaccia l'imperatore Napoleone III dopo un'esibizione.
Notevole la scena dell'incontro notturno, dinanzi a una cancellata, del maestro e dell'allieva, scena annegata tra l'onirico e il surreale, assai efficace.
Nota: il valzer del titolo si riferisce a una composizione ascoltata dal maestro da bambino dalla voce della madre defunta, valzer rimasto incompiuto e sconosciuto, rinvigorito e completato proprio dalla Schneider, della quale infatti egli si innamora.
Ampiamente promosso e simpatico, non c'è che dire.
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