Regia di José María Forqué vedi scheda film
Indecisa pellicola realizzata in coproduzione con la Spagna, nazione che ha maggioranza di partecipazione. Da collocare nel reparto di gialli erotici che precedono il filone avviato da Argento, senza farsi tradire da un titolo incongruente (attribuito solo per cavalcare il successo de L'uccello dalle piume di cristallo) .
L'attempata Ruth (Analia Gadè) ha conosciuto, innamorandosene, il giovane Paul (Jean Sorel) mentre il marito Michael (Tony Kendall) è via per lavoro. Decisa a chiedere il divorzio, si trasferisce con Paul in una villa sulla Costa Azzurra nella quale viene, temporaneamente, ospitatato anche il marito per definire i dettagli della separazione. Un paio di strani incidenti di cui è vittima Ruth (la Lotus con i freni guasti o le bombole senza ossigeno usate per l'immersione subacquea) sono il preambolo per un piano macchinoso e diabolico ordito ai danni della ex moglie, che ne viene a conoscenza quando assiste, casualmente, ad un incontro tra Paul, suo marito e Danielle (Rossana Yanni) una amica di Paul.
Coproduzione tra Spagna e Italia con prevalenza di maestranze iberiche che cedono il posto alla partecipazione italiana di tecnici della fotografia, scenografi e costumisti. Ma la nostra Nazione è molto ben rappresentata anche per alcune location della costa adriatica e soprattutto per la valida musica di Piero Piccioni. Ed è proprio il reparto tecnico (nostrano) quello che più valorizza un film debolissimo (per assenza di verosimiglianza) e con un intreccio narrativo che si ispira alla corrente filmografica (molto corposa) del complotto "ordito dai più cari" in stile I diabolici, ma con evidente deviazione nel recente (all'epoca ovviamente) sottogenere erotico inaugurato da Romolo Guerrieri nel 1968 con Il dolce corpo di Deborah.
Purtroppo Josè Maria Forquè non è Umberto Lenzi e Rafael Azcona non si avvicina nemmeno lontanamente allo stile di Ernesto Gastaldi, pertanto questo irrisolto giallo dalla vaga componente erotica -garantita se non altro dalla presenza della graziosa (anche se un tantino gelida) Analia Gadè- non raggiunge risultati particolarmente esaltanti e/o erotici, nemmeno quando, sulle ultime battute finali, la protagonista è costretta, sotto ricatto, a subire depravazioni e molestie da parte della coppia di perversi amanti (Sorel e la Yanni).
Nel complesso, grazie alla professionalità del cast (attori e maestranze dietro le quinte) La volpe dalla coda di velluto può certamente essere titolo di interesse, soprattutto per gli affezionati del filone in questione (giallo). Se siete tra i tanti interessati a quel nutrito numero di pellicole -anche in coproduzione, ben oltre il centinaio- che hanno visto fiorire in Italia titoli ispirati dalla trilogia zoonomica di Argento, concedete al film di Josè Maria Forquè almeno una visione, anche se si tratta di uno dei rarissimi casi in cui la presenza dell'animale nel titolo è totalmente gratuita e senza alcun riferimento (nemmeno sotto metafora) alla trama.
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