Regia di Mark Robson vedi scheda film
L'inizio è un po' fiacco, ma poi il film ingrana, e continua così fino alla fine. Una nota originale, che non mi aspettavo di trovare, è il sottile umorismo di cui è cosparso; provoca una gradevole risatina ogni tanto, ottenuta di solito con il sottinteso o con l'allusione. Esso si trova infatti soprattutto nei dialoghi, che sono ben scritti e ricchi di battutine argute. Un altro elemento di cui ci sono diverse spruzzatine ironiche, più che in altri film dell'epoca, è il sesso, per il quale la presenza degli svedesi ha fornito un facile pretesto.
Paul Newman è in forma, ed è contornato da una coppia di bellissime, opposte e contrapposte (Elke Sommer e Diane Baker). Forse Edward G. Robinson è una presenza più ornamentale che altro. Sembra che l'attore non credesse troppo a quello che stava facendo.
Forse c'è anche un certo discorso socio-politico, comunque non preminente: mi riferisco alle battute dello scrittore impersonato da Paul Newman sui gusti letterari degli americani (che preferiscono i gialli spazzatura ai buoni libri), o ai riferimenti su certi complotti provenienti dall'Europa Orientale.
Mark Robson forse ha dato il meglio di sé in altri film, come "Il gigante d'argilla", ma anche qui comunque non delude, e fa passare piacevolmente una serata con un film caratterizzato da una discreta suspense e da un garbato divertimento.
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