Regia di Mark Robson vedi scheda film
In occasione della consegna del premio Nobel, arrivano a Stoccolma numerose personalità insignite della prestigiosa onorificenza. Tra essi lo scrittore Andrew Craig e il chimico Stratman. Una sera i due si conoscono e si invitano il giorno dopo per un bicchiere (per il piacere di Craig, alcolizzato, oltre che tombeur de femme). L’atteggiamento di Stratman però il giorno seguente è stranissimo: Craig si accerta con la conturbante nipote del chimico che lo zio non soffra di amnesie, dopodiché aiutato dalla funzionaria del governo svedese Lisa Andersson, Craig si mette a fare l’investigatore, scoprendo numerosi misteri...
“The prize”, ossia il premio, è una spy story con Paul Newman e Edward G. Robinson, diretta nel 1963 da Mark Robson, in cui è però forte la presenza di Hitchcock, pur non centrando nulla col progetto. Innanzitutto quel sottotitolo italiano, al solito indipendentista, che fa rassomigliare questo film a “Intrigo internazionale” (di cui per certi versi ne fa il verso), ma soprattutto la presenza, come nel citato capolavoro hitchcockiano, dello sceneggiatore Ernest Lehman, che tratteggia con grande maestria tutto l’intreccio delle vicende.
Nonostante una messa in scena non del tutto convincente (montaggio a tratti indegno, effetti speciali farlocchi e regia non incisiva), il film tiene alta l’attenzione grazie ad un buon livello di pathos, grazie ad un dittico fenomenale di attori, Newman e Robinson in buono stato di forma. Il rammarico è che se dietro la macchina da presa ci fosse stato il maestro del brivido, probabilmente avremmo assistito ad un altro capolavoro (anche se più che un thriller “Intrigo a Stoccolma” è un giallo in piena regola).
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