Regia di David W. Griffith vedi scheda film
Vituperato, infamato e forzatamente relegato in un angolo buio della storia da parte del moderno regime del politicamente corretto a causa del contenuto revisionista e razzista di Nascita di una Nazione (1915), David Wark Griffith ha comunque il merito di aver inventato il concetto moderno di film, compiendo le innovazioni tecniche nel montaggio, storytelling ed inquadrature, necessarie a far si che il cinema non fosse concepito più come mera attrazione, ma un'arte pienamente consapevole di sè stessa, con un proprio linguaggio narrativo; se nella precedente opera purtroppo il lato artistico cozza in parte con una visione pro-razzismo e molto imbarazzante se vista oggi, che gli preclude lo status di capolavoro assoluto, con Intolerance (1916), pure i detrattori sono costretti a togliersi il cappello, ammirando in silenziosa contemplazione la monumentale arte cinematografica del genio immane di Griffith.
Su Intolerance, c'è una letteratura sterminata, su opere così storicizzate c'è poco da dire a livello di critica "amatoriale" su un forum su internet, ne parlo giusto per onore di cronaca, aggiungendolo così alla playlist dei capolavori assoluti con annesso link, per cui consiglio assolutamente di procurarsi la versione restaurata da parte della CG entertainement, uno spettacolo visivo assoluto (specie nell'episodio di Babilonia), con ricchi contenuti speciali e della durata di 160 minuti (ma in giro vi sono versioni con fino a mezz'ora in più di durata o quaranta minuti in meno). Liquidato da alcuni critici come qui sopra, come pellicola "riparatoria" nei confronti del messaggio razzista di Nascita di una Nazione, Griffith in realtà nella sua visionaria mente concepì tale progetto già anni addietro, girando tra il 1913 ed il 1914 il nucleo centrale della pellicola, l'episodio moderno intitolato "La madre e la legge", un melodramma a sfondo sociale tipico della produzione del regista, che se era un razzista, si dimostrava molto avanti per l'epoca nei confronti dei diritti delle donne e dei lavoratori, nonchè un certo sdegno nei confronti della pena capitale, il cui patibolo per le esecuzioni, viene filtrato in una luce estremamente tetra da parte del cineasta. Il successo senza precedenti di Nascita di una Nazione, fece ottenere al cineasta più fondi per girare ulteriori scene e produrre l'episodio babilonese, un kolossal di monumentale sfarzo e potenza visiva, che nello splendore dell'alta definizione, rende appieno la potenza del nascente cinema industriale Hollywoodiano, portando all'apice il concetto di barocchismo estetico, giocando con i movimenti di macchina, la lussuria tramite le figure femminili delle vestali e la profondità di campo, per abbagliare gli occhi dello spettatore, che anche dopo oltre un secolo dall'uscita del film (comparatela con la Babilonia di Oliver Stone in Alexander, che fa una figura barbina a confronto), non potrà che restarne estasiato fino alle lacrime, conscio di come sia impossibile vedere al giorno d'oggi una tale ricostruzione scenografica, non solo perchè il genere è fuori moda, ma anche per il fatto che richiederebbe un budget assurdo, quindi si andrebbe di green screen a palla negli sfondi e tanti saluti.
Tutte le maestranze pensavano che Griffith stesse girando dei film differenti, incapaci di vedere il disegno di un genio visionario, capace di fare l'impossibile, prendere ben quattro episodi ambientati in contesti storici molto differenti (il presente, la caduta di Babilonia, la crocifissione di Gesù ed il massacro degli Ugonotti del 1572), utilizzando un montaggio parallelo, unificando il tutto dall'emblematica scena di una donna che fa dondolare una culla (Lillian Gish) e tre figure sullo sfondo, probabilmente le tre Parche che detengono tra le mani il filo del destino di ciascun uomo, perchè il protagonsita di Intolerance, non è l'individuo, ma la storia.
La donna con la culla è l'elemento simbolico che trasforma Intolerance in un'opera di poesia a detta di Griffith (differenziandosi dalla prosa della sua precedente opera), una metafora dello scorrere del tempo attraverso varie generazioni, vittime dell'odio scaturito dall'intolleranza nei vari contesti storici, cercando di contrastarla tramite un contraltare positivo; l'amore, il più puro sentimento che può provare l'essere umano, d'altronde nulla è più duraturo e potente dell'amore che una madre nutre verso il proprio figlio, un istinto materno sviluppatasi insieme all'odio attraverso numerose generazioni, tanto da essere parte del DNA umano.
Non tutti gli episodi sono ovviamente al medesimo livello; la madre e la legge è quello puramente Griffithiano, un episodio che funge da apertura e chiusura della pellicola, in cui il trasporto emotivo del cineasta si sente in ogni singolo frame, dotato di una potenza emotiva molto forte, da rendere chiara la scelta del perchè privare i protagonisti di tale segmento narrativo e dei successivi, dei nomi a favore di perifrasi, in modo da renderli protagonisti di vicende e sentimenti di natura universale; l'episodio Babilonese si rifà in parte al cinema epico italiano sullo stile di Cabiria, ma con un apparato tecnico-monetario Hollywoodiano, tutt'oggi è il segmento migliore, per potenza ed impatto visivo, dove però la cornice non soffoca il quadro e la figura della ragazza di montagna (Costance Talmadge), ci regala momenti di comicità con il suo carattere ribelle (mettendo in luce tragicomica la condizione femminile nell'epoca antica), così che tale episodio non soccomba al gigantismo; l'episodio riguardante la crocifissione di Gesù colpisce meno perchè di opere con tale tema successivamente ne sono state fatte di migliori, oltre al fatto che il gigantismo non si lega troppo bene con un qualcosa di intimo come la fede; infine, l'episodio del massacro degli Ugonotti nel 1587 di impianto troppo da film in costume storico con venature teatrali, ma comunque vivacizzato nelle sequenze dove si mette in chiaro come certi elementi del popolo, siano vittime delle macchinazioni politiche dei grandi personaggi della storia, pronti a sfruttare le lotte religiose, per rafforzare il loro potere. Il tutto esplode nei minuti finali, dove le varie scene si legano tra di loro in modo sempre più incalzante (il treno in corsa su tutti), sfruttando la distruzione portata dall'intolleranza (la presa di Babilonia da parte di Ciro il Grande, il massacro della notte di San Bartolomeo e la crocifissione di Cristo), aprendosi alla speranza di una risoluzione positiva, solo nell'episodio del presente, confidando in un'utopia di pace ed amore, che distrugga le barriere ed incomprensioni tra gli uomini, ma destinata a naufragare con l'ingresso degli USA nella prima guerra mondiale. Costato 385.000 dollari (1/3 del budget solo per l'episodio di Babilonia), l'opera non fu il flop che si dice in giro, guadagnando circa 1 milione di dollari, molto meno di Nascita di una Nazione, che indubbiamente era una pellicola molto più fruibile, ma Intolerance và considerato un film di pura avanguardia per l'epoca (manco oggi è facile da vedere), che per via delle sue innovazioni tecnico-narrative, mise effettivamente in difficoltà lo spettatore medio americano, ieri come oggi, poco avvezzo a narrazioni strutturate in modo non lineare, con presenza di elementi simbolici, atti a farlo ragionare, invece di dargli il solito prodotto preconfezionato.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
Recensione originale su Quart4 Parete : https://www.4pareteita.it/2022/06/28/intolerance-la-culla-del-cinema/
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