Regia di David W. Griffith vedi scheda film
Chi mi conosce sa che per me è il film numero uno della storia della cinematografia. Il perché è semplice : per prima cosa è un atto di accusa all'intolleranza degli uomini che in quell'anno, in Europa, si concretizzava in una guerra iniziata due anni prima e che stava coinvolgendo l'intero mondo "civile" ; un pò come farà alcuni decenni più tardi Charles Chaplin con il "Grande Dittatore" la fine del film è un messaggio al cuore degli uomini (molto retorico ma anche molto necessario, considerato ciò che stava succedendo) affinché si adoperino a mantenere la pace e la tolleranza. Seconda cosa Griffith fu il primo (dopo il nostro "Cabiria" che lo ispirò) a pensare "kolossal" con scene di massa e ricostruzioni di Babilonia che ancora oggi affascinano, usando i modesti mezzi che allora aveva a disposizione. Terzo, ma non ultimo ,il regista ha saputo intrecciare le varie vicende in un crescendo impetuoso , mantenendo sempre vivo l'interesse dello spettatore anche contemporaneo, con pochissime didascalie (ricordo che il film è muto), solamente con la vitalità del susseguirsi delle immagini. Sfido qualunque regista di oggi a riuscire ad agganciare per due ore lo spettatore con la sola azione scenica, senza parole.
Le vicende sono quattro e si svolgono legate da un "fil rouge", rappresentato da una culla che dondola, simbolo del tempo che scorre, che segna il passaggio da un episodio all'altro delle singole storie : la caduta di Babilonia, la passione di Cristo, la notte di San Bartolomeo, una madre contro la legge.
Quest'ultimo in particolare è una accusa tremenda contro lo stato sociale , creato dai borghesi benestanti e ipocriti,che calpesta ogni diritto di chi ha la sfortuna di nascere povero
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