Regia di Bart Freundlich vedi scheda film
Tom (Duchovny) è un pubblicitario che ha lasciato il lavoro per scarsità di motivazioni. Sua moglie Rebecca (Moore) è un'affermata attrice di teatro tentata dalle lusinghe hollywoodiane. Toby (Crudup) è un indolente eterno ragazzino fissato con la tecnologia e ossessionato dalla morte. Elaine (Gyllenhaal), la fidanzata di Toby, è un'aspirante scrittrice con un feroce desiderio di maternità. Tutti sono, in maniera diversa, condizionati dal sesso e sul sesso vertono continuamente le loro conversazioni. Lo sfondo è la solita New York da cartolina che, sin dai titoli di testa, diffonde sul film un fascino convenzionale. Il problema è che mettere un paio di analisti in un film e abbozzare una sfilza di battute, più grevi che sofisticate, non fanno di ogni film un'opera "à la" Woody Allen. Sin dall'inizio il tono un po' rozzo ma in odor di intellettualismo stucca più che divertire e andando avanti con la trama le cose di certo non migliorano. Le fissazioni sessuali di Tom, erotomane che a letto legge Camus, annoiano così come i suoi diverbi con la moglie. E la particolare "ronde" sentimentale, che alterna prevedibili tradimenti ad ancor più prevedibili redenzioni in un sottofondo di ristoranti italiani e bistrot francesi, finisce per diluirsi in un messaggio di trito romanticismo, che lo spettatore aveva già previsto da tempo.
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