Regia di Roberto Andò vedi scheda film
“Il mistero di una persona è custodito nei suoi primi anni di vita. Io ne indago i ricordi, spronandola a rammentare, mentre forzo me stesso di dimenticare. Io comincio laddove si è spezzato qualcosa”. Dal romanzo “Ricostruzioni” di Josephine Hart, il regista Roberto Andò trasferisce l’ambientazione originale del libro, la fredda Irlanda, nella sua terra d'origine, la calda soleggiata Sicilia, realizzando un film profondamente intimistico il cui fulcro è la memoria, il suo potere sottile ed affilato, e dei ricordi che essa genera, del loro peso nel delineare la personalità di un individuo, sia nel caso si facciano opprimente fardello, di cui è arduo, spesso impossibile, liberarsi, sia quando questi svaniscono del tutto senza lasciare apparentemente traccia pur facendo emergere 'inspiegabile sofferenza', insicurezze, fragilità, turbamenti che il corpo può nascondere ma lo sguardo, la voce, invece, tradiscono. Strutturato su una serie di flashback che progressivamente vanno ad incastrarsi, Viaggio segreto è la storia di due menti e due anime ferite, quelle di un fratello ed una sorella segnati in tenera età dalla tragica morte della madre, trauma che si fa ancora prepotentemente sentire condizionandone la vita d'adulti. Scavare nei ricordi, portarli alla luce, aprirsi ad un possibile interlocutore, oppure tacere, imporsi di dimenticare, per non generare ulteriore sofferenza? È il dilemma dilaniante del fratello, un superbo Alessio Boni, il quale non riuscendo più a contenere dentro di sé il passato, che ha finito col divorarlo sistematicamente, arriva alla dolorosa decisione di affrontarlo a viso aperto, ripercorrendo con la mente, senza indugio, la propria infanzia, il rapporto con la sorella e la madre (un'ottima, matura Claudia Gerini), il passionale devastante amore che legava i suoi genitori, tutti gli attimi, ancora così vivi della tragedia e quelli immediatamente successivi ad essa. Il suo sarà un viaggio solitario, intimo, privato: poche parole a fare da contraltare ad un tormento interiore incontenibile, sempre sull'orlo di esplodere ed ogni volta trattenuto, soffocato, mitigato solo dal coraggio o volontà di non dimenticare, così da poterlo gestire nel modo più giusto ed arrivare finalmente a sciogliere tutti i nodi di quegli eventi passati, ricostruirne l’intricato incomprensibile puzzle, trovarne di ogni tassello la giusta collocazione, conferire a ciascuno un senso ed impedire che schegge dell'insieme, nella loro acuminata imperscrutabilità, squarcino occhi, cuore e pensieri provocando il più lacerante dei dolori. Thriller dell'anima raffinato ed ipnotico, affascinante nelle ambientazioni, suggestivo nelle atmosfere, a tratti onirico; profondo e sensibile, pone sapientemente l’accento sulle sfumature emotive dei personaggi; forte di una tensione narrativa, riesce a mantenerla intatta per tutta la sua durata, trovando nella direzione asciutta e partecipe di Andò la giusta traduzione visiva. Assai efficaci le soluzioni d'impianto teatrale nell'elaborazione dei ricordi e l'accostamento d'interiorità corrose e provate ad una natura ed ambienti colti in una perenne fissità, sempre uguali a se stessi, indifferenti alla prova del tempo che tutto trasforma e deforma (ricordi compresi). Da vedere.
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