Regia di Gian Paolo Cugno vedi scheda film
Salvatore è un bambino orfano di madre che perde - davanti ai suoi occhi - il padre in un banale incidente. A questo punto deve prendersi cura della sorellina e della nonna rinunciando ai diritti e ai doveri della sua giovane età e dedicandosi alla coltivazione di pomodori nella serra dove lavorava il padre. La sua vita senza svago e senza scuola viene cambiata dalla testardaggine di un maestro deciso a restituire al ragazzo libertà e dignità nonostante la durezza di un'assistente sociale convinta che il futuro del ragazzo debba essere in un istituto. La visione schematica del film non lascia scampo. Il pedagogismo approssimativo del maestro (Enrico Lo Verso) viene contrapposto a una caratterizzazione dell'assistente sociale (Galatea Ranzi) perfida come Crudelia De Mon con ovvia redenzione finale. Il film affonda rapidamente in un improbabile didascalismo e non è supportato dalla scialba regia dell'esordiente Gian Paolo Cugno e da una colonna sonora retorica e invasiva. Gli attori sembrano poi irrigiditi dalla scarsa credibilità dei dialoghi. La morale finale è sempre la stessa: il maestro e il bambino si aiuteranno a vicenda. Sinceramente della tiritera sulla riscoperta dei veri valori della vita non si sentiva veramente più il bisogno.
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