Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Gli ultimi due film di Fellini sono veramente brutti e patetici, simbolo di una decadenza fisiologica di un grande cineasta. Meglio sarebbe, per la carriera del regista riminese, chiudere in bellezza con "Ginger e Fred". "Intervista" è interessante per quanto spiega i metodi di lavoro di un (ex) grande regista, con quella commistione tra alta professionalità e improvvisazione perfettamente sintetizzata nelle opere migliori di Fellini. È interessante, ad esempio, e perfino poetica, la confessione che fa Maurizio Mein, eterno aiuto regista del Maestro, di non aspirare a diventare regista in proprio, ma di sentirsi realizzato nel fare, appunto, il perpetuo aiuto regista di Fellini, "come un bambino che si rifiuta di crescere". Per quanto riguarda, invece, le rievocazioni sulla Roma che conobbe il giovane Fellini proveniente da Rimini - peraltro già messe in film, con risultati migliori, nel film del 1972 intitolato alla capitale - è meglio stendere un velo pietoso, così come sull'incontro, che non si sa se definire patetico o furbesco (nel senso deteriore del termine), tra Mastroianni e la Ekberg, quasi trenta anni dopo "La dolce vita". E se davanti a certe espressioni messe in faccia a Sergio Rubini (non si dimentichi che proprio Rubini era il cognome del Marcello della "Dolce vita"), non si può non domandarsi "ma come si può essere così scemi?", tutto l'insieme fa tristemente venire alla mente l'esempio infelice del tardo regista Sordi e dei suoi patetici omaggi ai notabili nel "Tassinaro". Da evitare accuratamente, in favore di altre opere di Fellini, come "La dolce vita", "Roma", o qualsiasi altra, esclusa "La voce della luna" (1990). (17 novembre 2007)
Una troupe giapponese giunge a Cinecittà per intervistare Fellini. È l'occasione per una sorta di bilancio sull'attività del regista, più indaffarato che mai nei provini per il nuovo film tratto da "Amerika" di Kafka.
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