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Il principio superiore - Rappresaglia

Regia di Jirí Krejcík vedi scheda film

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La recensione su Il principio superiore - Rappresaglia

di Baliverna
8 stelle

E' un originale e riuscito film ambientato in una cittadina ceca nella II Guerra Mondiale, durante l'occupazione nazista. In generale è abbastanza diverso da simili del cinema d'oltreoceano, o nostrani. La pellicola offre una felice unione tra la dimensione storica e collettiva, e quella privata dei singoli personaggi. La forza drammatica è notevole, e tutta l'ultima parte può vantare un alto grado di tensione, morale e narrativa. Il regista evita del tutto certi declivi su cui scivolavano non raramente i registi dell'ex-Europa comunista (ma ho già visto che i cechi in questo erano i migliori): cioè viene evitata la retorica, e lo stile didascalico e propagandistico. Non c'è bisogno di studiare come far pervenire al pubblico un messaggio impacchettato e banalizzato, e di portarlo per mano a pensare in un certo modo. Se il regista ci sa fare, sa anche far parlare i fatti, senza inutili orpelli esplicativi e senza la già citata retorica. Un film che sa fare questo, ci guadagna in qualità, coinvolgimento, realismo, commozione, sincerità.
E' infatti lo stesso comportamento della Gestapo e del suo comandante a dire molto della crudeltà, e non di rado del sadismo, di questo organo dei nazisti: rappresaglie, ritorsioni, esecuzioni sommarie (anche di innocenti a solo scopo dimostrativo e intimidatorio), perquisizioni, e un folle tentativo di imporre alla popolazione locale stima e amore per Hitler e per la Germania nazista.
Quanto ai personaggi, ben interpretati e intensi sono quelli della ragazza e del fidanzato. Tuttavia ce ne sono anche alcuni di problematici e complessi. Il comandante della Gestapo, ad es., è un malvagio senza cuore che però ha delle curiose sfumature - fugaci - di umanità e di gusto per la cultura. Sono però impulsi labili, che si dissolvono davanti alla minima contrarietà. Inoltre fa fucilare ogni giorno poveri innocenti, ma raccomanda il figlioletto di non tormentare il pesce rosso col quale sta giocando. L'avvocato, dall'altro lato, è l'unico che potrebbe con facilità salvare i ragazzi dalla fucilazione; lo vorrebbe anche fare, ma è pavido, e anzi vigliacco. La figlia glielo sputa in faccia, e l'epiteto lo trafigge come fa la spada della verità. Il professore, infine, è un uomo con uno spiccato senso della coscienza e della moralità, cioè del dovere di agire in ogni situazione nel modo moralmente corretto. Ciò gli dà il coraggio di andare nella tana dell'orco a testa alta.
Nel film si leggono molti testi dei classici latini, che all'epoca venivano studiati e ammirati in mezzo mondo. Oggi, invece, gli italiani li trattano con molta sufficienza, se non con disprezzo.
Il finale ad altissima tensione è imprevedibile e fuori dagli schemi.

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