Regia di Alexander Ford vedi scheda film
1945. A seguito dei rovesci subiti sul Fronte Est, l'esercito tedesco si ritira. Approfittando dell'allontanamento delle guardie, alcuni ufficiali polacchi escono dal campo di concentramento ove erano reclusi e si ritrovano a vagare in una città semideserta, finendo per trovare rifugio in casa della famiglia di un medico tedesco, il quale rifiuta di fuggire ad ovest poichè non intende abbandonare i bisognosi di cure. Inga, una figlia del medico è violentata e lo sarebbe nuovamente, se un ufficiale polacco, unico tra i tanti, non la proteggesse; successivamente ella raggiunge un ufficiale SS rimasto dietro le linee nemiche, deciso a non arrendersi ne' ritirarsi. Nel frattempo, i tedeschi contrattaccano. Diretto dal regista polacco Aleksander Ford, "Il Tramonto Degli Eroi" è un dramma di ambientazione bellica che descrive le istanze dei vari "reduci del conflitto" presenti in scena e le dinamiche del loro interagire. Tra gli ufficiali polacchi, l'iniziale coesione vien ben presto meno. I più tra loro vorrebbero trattare senza riguardo i tedeschi con i quali vengono a contatto; tra questi ultimi, spicca la personalità del medico, il quale, pur di tener fede al "Giuramento di Ippocrate", non esita a mettere in pericolo la propria vita. Le giovani figlie non hanno alcuna speranza nel futuro; in particolare, Inga soffre per fine di quel mondo nazionalsocialista nel quale è cresciuta; l'essere vittima di violenza, e di seguito incapace di controllare il proprio destino fa montare in lei rabbia. Sceglie pertanto di raggiungere il suo compagno, un feroce ufficiale SS; egli esprime amore non tanto per il nazismo, quanto per la guerra, quasi fosse un fenomeno fine a sè stesso. Nessuno dei due sopravvive al crepuscolo del loro sistema di valori e prospettive, destinato, nell'Europa del secondo '900 ad essere messo da parte in favore di altri. Il film non ha pretesa di ricostruzione storica; offre elementi tipici di un contesto bellico senza entrare nel dettaglio. Discreto è il livello della recitazione. Il regista evidenzia alcune particolari sensazioni con primi piani dei volti, in particolare in prossimità dell'epilogo; sconvolti, terrorizzati, attoniti rimangono i suoi personaggi a compimento della tragedia. Egli descrive la guerra come una catastrofe collettiva, che accomuna vincitori e vinti, categorie non assolute poichè gli uni furono gli altri, e viceversa. La cittadina teatro degli eventi, appena passata la tempesta, è ingombra di macerie, non tanto materiali, quanto morali. Non c'è spazio per gli eroi, per la retorica bellicista; non c'è tempo per le celebrazioni di un trionfo; non ha senso l'umiliazione dello sconfitto, del quale non necessariamente il vincitore è migliore. Occorre saper relegare nel passato alcune dinamiche, senza dimenticare ciò che fu, per orientare il futuro. Un buon film sulle tragiche conseguenze dei conflitti, pregno di realismo e libero da retoriche nazionaliste.
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