Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Nonostante si tratti di un filmetto realizzato con pochi mezzi e sufficiente (ma non di più) mestiere; nonostante sia un lavoro dichiaratamente di poche pretese licenziato da un regista che nell'arco di una trentennale carriera predilesse sempre e comunque la quantità alla qualità; nonostante la sceneggiatura di Mattoli, Pietro Garinei, Sandro Giovannini, Pietro Gariuli e Aldo De Benedetti vada abbastanza per le spicce, disegnando la trama di una favoletta moderna non particolarmente originale; nonostante i mille possibili ed effettivi difetti riscontrabili nell'opera, Partenza ore sette ha un innegabile pregio: uscendo a seconda guerra mondiale da poco conclusa, aiuta a traghettare in maniera decisa la commedia italiana dagli scialbi ed elegantoni telefoni bianchi a un ben più concreto cinema di puro intrattenimento che ha però in sè il germe della critica di costume. In questo senso la pellicola può avere una qualche lontanissima ascendenza sulla commedia all'italiana, ma è molto più certa la sua stretta dipendenza con il teatro d'avanspettacolo, forma artistica che sarà abbondantemente sviscerata sul grande schermo nella successiva decade. Lasciando da parte le considerazioni appena fatte, comunque, il valore estetico di Partenza ore sette è quello preventivabile, cioè scarso; Chiaretta Gelli - la protagonista - è stata una meteora del mondo della celluloide e le vere attrazioni qui sono le star Carlo Campanini (nei panni di sè stesso) e Alberto Rabagliati. 3,5/10.
Una ragazza con la passione per la recitazione, contro il volere del fidanzato decide di seguire una compagnia teatrale. Non tarderà molto la sua occasione per raggiungere la popolarità.
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